Radiogiornale

Le idee migliori sono sempre le più semplici. E riscoprire lo spirito delle radio libere, quello più pulsante e creativo che consentì quattro decenni fa di rompere il monopolio Rai, è un'idea semplice nei propositi ma difficile nella realizzazione. Però l'altro giorno, quando ne sono stati presentati a Milano i palinsesti e la struttura, Radiofreccia ha dato l'impressione di essere riuscita nell'intento. Nata all'interno della grande famiglia di Rtl 102.5, Radiofreccia ha un Dna chiaramente rock (solo anglosassone) e punta all'essenziale. Sarà in radiovisione ma non mosterà in video gli speaker. Solo i videoclip dei brani in onda. E sul video gli spot saranno soltanto in formato audio (sullo schermo apparirà solo il logo della radio). In sostanza l'essenzialità su tutto. E il «claim» di lancio, ossia «Libera come noi», rende bene l'idea di un'emittente che si vuole distaccare dai cliché radiofonici più stringenti e obbligatori. Anche il «parco speaker» che comprende, tra gli altri, artisti come Paola Turci, Enrico Ruggeri e Federico Zampaglione e critici musicali come Andrea Laffranchi e Stefano Mannucci, oltre al «proprietario» della voce più bella in circolazione (Roberto Pedicini), conferma l'intenzione di aggiungere molta qualità a un palinsesto già ben impostato nonostante sia soltanto l'inizio.

Ora Radiofreccia (che si ascolta in Fm, in Dab, in streaming su www.radiofreccia.it, in radiovisione sul 258 del dtt e anche sulla app), è davvero pronta a farsi seguire in tutta Italia. L'idea è buona e il mondo del rock ha sempre tante belle sorprese da scoprire. È la strada giusta.

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