Già è complicato fare informazione grintosa quando si va in onda a fine giornata. Durante la campagna elettorale, poi, tutto si complica e quindi fatica doppia per Giancarlo Loquenzi (foto) che per un'ora e mezza dalle 18.30 tutte le sere dal lunedì al venerdì conduce lo storico Zapping su Rai Radio1, nato da un'idea del grande Livio Zanetti e di Alberto Severi.
Lui l'affronta con un piglio vintage (come abbiamo scritto anche qui), un'impostazione radiofonica classica, quasi da Bbc, aiutato anche da una voce perfetta per il ruolo e da tempi di conduzione che sono rodati dall'esperienza ma evidentemente gli appartengono. Venerdì ha chiuso anche lui la propria personale cavalcata nella campagna elettorale incontrando prima un Salvini quasi senza voce e un Tajani che gli ha dato filo da torcere e con il quale è iniziato uno scambio di fioretto tutto giocato con garbo ed educazione ma senza dubbio carico di tensione. «Cosa pensa delle frasi di Berlusconi su Putin?». «Faccia ascoltare tutta la dichiarazione, non soltanto una parte». «Non posso mica far ascoltare tutta la puntata di Porta a Porta». Eccetera. Poi tempo scaduto, tanti saluti e arrivederci. Uno scambio persino più nervoso di quello di metà settembre con Gianluigi Paragone che lamentava la censura della Rai.
Però questo è il lato vivo e vitale di Zapping, ossia la capacità di raccontare la realtà con competenza ma senza trascendere nella rissa da talk show (da alcuni talk show...) o nelle bagatelle acchiappaclic sui social che sono come il Gange, un flusso enorme che passa e va senza lasciar traccia permanente.
Invece tra confronti (aspri), scontri (sui quali ciascuno ha la propria opinione) e approfondimenti (autorevoli), Zapping è stato un riferimento autorevole e Giancarlo Loquenzi ha insomma vinto la propria personalissima «campagna elettorale» radiofonica.
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