Cultura e Spettacoli

Rai, "tessere", Grillo e ciarlatani La soave perfidia di Piero Angela

Il conduttore racconta vita e carriera, con qualche frecciata sul "servizio pubblico": i tg sono farlocchi, la cultura non interessa e le pseudoscienze sono pericolose...

Rai, "tessere", Grillo e ciarlatani La soave perfidia di Piero Angela

Il mio nonno ideale è Piero Angela, se potessi gli chiederei di adottarmi. Novant'anni compiuti, gentile, sorridente, un gran signore, e mica uno di quelli che ti annoiano parlando della lotta partigiana. Con lui trascorrerei molte notti a parlare di astrofisica e biologia, di buchi neri e di evoluzione, di elettroni e relatività ristretta e generale, e poi soprattutto, sebbene a vederlo possa sembrare il contrario, non è uno che le manda a dire, insomma c'è da divertirsi. L'ho scoperto leggendo Il mio lungo viaggio (Mondadori), un'autobiografia per niente pomposa, leggera e cordiale e umile come il suo autore.

Certo, nonno Piero ci racconta l'infanzia, la passione per la scienza, i primi libri letti, le prime esperienze come giornalista, i lunghi viaggi come inviato, la nascita di Quark e Superquark, ma le chicche sono i sassolini che si toglie elegantemente dalla scarpa, che è nella fattispecie un mocassino tirato a lucido. Tanto per cominciare sulla Rai nonno Piero scoperchia un mondo tristissimo, con una burocrazia mostruosa e un regolamento dove «quasi tutto era servizio pubblico, perfino le telenovelas», e dove nessuno è mai stato interessato a fare programmi culturali di qualità, nonostante sia previsto dal contratto di servizio, «un contratto che viene rinnovato ogni tre anni, ma che praticamente nessuno conosce, se non gli addetti ai lavori». I quali se ne fottono.

Sappiate che in Rai vigono le raccomandazioni (si sapeva, ma qui lo ribadisce un pezzo da novanta e dall'interno) e nonno Piero non le ha mai accettate, come non accettò di dirigere telegiornali della Rai dopo il 1969 perché la Rai è sempre lottizzata, e accettarne l'incarico significa perdere ogni autonomia. Inoltre capì che «mi interessava occuparmi non di dieci notizie al giorno, ma di una notizia in un anno», ossia approfondire cose importanti. In seguito Letizia Moratti gli propose anche di dirigere una rete, e per sapere cosa rispose mio nonno basta leggere il capitolo intitolato «Direttore di rete? No, grazie».

Sull'omeopatie e medicine alternative nonno Piero ci va giù duro, perché «le scienze e le pseudoscienze hanno invaso sempre più il campo della medicina», e una sua puntata contro l'omeopatia lo ha portato perfino in tribunale, a difendersi perché non aveva dato voce agli omeopati. Difesa fantastica: «La scienza non è democratica».

Secondo nonno, tra l'altro, Piero i telegiornali sono tutti farlocchi, più interessati allo spettacolo che a far comprendere le cose, perché, per dire, «quanto capisce il pubblico delle immagini di uomini politici che si incontrano a Bruxelles o altrove, scendendo dalla auto e stringendosi le mani, mentre il testo racconta tutt'altro, cercando di riassumere in poche frasi argomenti molto complessi?». Cosa manca alla tv pubblica italiana? Il ragionamento, mentre i dibattiti sono fondati sulla rissa, una rissa calcolata «perché sappiamo bene che, se si invitano certi personaggi in studio, la lite è assicurata (e l'ascolto guadagna)».

Invece difende Mike Bongiorno, il suo modo rivoluzionario di comunicare (cosa che all'epoca non ha capito neppure l'amico Umberto Eco quando scrisse la famosa Fenomenologia di Mike Bongiorno), «e mi ha sempre dato fastidio il tono sarcastico e irridente con cui alcuni ne parlavano». Chi era Mike Bongiorno invece? «Uno che sapeva augurare Buon Natale». Cosa difficilissima. E quando Berlusconi lo rubò alla Rai fu «come rapire Babbo Natale: Bongiorno era LA televisione».

Nonno Piero è molto liberale, e quando andò in Unione Sovietica rimase colpito dalla burocrazia. Tuttavia, dice, non era poi molto differente dall'Italia: «Crediamo di vivere in un'economia di mercato, ma in realtà abbiamo in casa anche l'Unione Sovietica: la Burocrazia». Non so cosa pensi nonno Piero del Movimento Cinque Stelle ma adesso so cosa pensa di Beppe Grillo. Infatti vent'anni fa nonno Piero propose a Grillo una serie tv dove i suoi temi ecologici fossero divulgati ma verificati scientificamente, e Grillo rifiutò. E ecco la stilettata di nonno Piero: «Forse temeva che la verifica scientifica avrebbe smorzato l'effetto teatrale delle sue argomentazioni». In sostanza Grillo è un cialtrone che non accetta contro-argomentazioni serie. Non è cambiato molto dall'epoca. D'altra parte nonno Piero ha fondato il Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), ha smascherato chiromanti e stregoni, veggenti e guaritori, figuriamoci se non smascherava Grillo.

C'è anche, in questa deliziosa autobiografia, del gossip e del mistero, perché nonno Piero, parlando di Silvio Berlusconi, dice di averlo incontrato la prima volta in una toilette di un ristorante milanese «dove entrambi eravamo andati a far pipì. Mi intrattenne a lungo raccontandomi cose interessanti (e anche delicate)», insomma le cose interessanti erano la Finivest, ma quelle delicate? La prostata?

Non pensiate, infine, che nonno Piero sia come quelli della Rai con contratti milionari, tipo Fabio Fazio. Perché lui lavora senza prendere un euro dalla Rai, tutta quella scienza e cultura che ci dà non ci costa niente. Infatti, dice nonno Piero «io per la Rai lavoro gratis! Perché i compensi che ho ricevuto sono equivalenti alle somme che la Rai ha incassato per l'utilizzo commerciale dei programmi».

Dove lo trovate, un nonno così.

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