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"Rebecca", titolo Netflix Original, è il blando remake del film di Hitchcock

Sebbene visivamente notevole, il nuovo adattamento appare poco ispirato: scorre via senza generare vera tensione né particolare entusiasmo

"Rebecca", titolo Netflix Original, è il blando remake del film di Hitchcock

Esce oggi su Netflix il film "Rebecca", tratto dall'omonimo best seller di Daphne du Maurier, un romanzo gotico edito nel 1938 da cui, due anni più tardi, nacque l'adattamento cinematografico firmato da Alfred Hitchcock.

La nuova versione del celebre thriller d'epoca si fa apprezzare per l'aspetto visivo, caratterizzato da un lussureggiante stile rétro, ma nel complesso lascia a desiderare, intrattenendo senza mai colpire a fondo.

Siamo a metà degli Anni 30. Una giovane donna di origini modeste (Lily James) incontra a Montecarlo un ricchissimo e avvenente vedovo, Maxim de Winter (Armie Hammer). Da semplice dama di compagnia di una ricca signora (Ann Dowd), si ritrova così a essere una sposina destinata a vivere a Manderley, splendida tenuta in prossimità delle ripide scogliere della Cornovaglia. L'imponente maniero di famiglia è però "infestato" dal ricordo della prima moglie di lui, morta tragicamente non molto tempo prima. Qui tutti hanno ancora viva la memoria di una creatura femminile di enorme cultura e bellezza. L'inesperta neo-signora de Winter si scopre rapidamente ossessionata dal modello d'incontrastata superiorità rappresentato dalla defunta. Complice la governante (Kristin Scott Thomas), pronta a sfruttarne le insicurezze, la giovane padrona di casa inizia una discesa nella paranoia, almeno fino a quando scoprirà che la perfezione può talvolta celare molti segreti.

Il ricordo del film di ottant'anni fa, primo esempio di thriller psicologico nel senso più appropriato del termine, esordio "americano" di Hitchcock e Oscar come miglior film, incombe in maniera evidente durante la visione dell'odierno. Suona ironico ma sembra costituire lo stesso inarrivabile metro di paragone che nel racconto è rappresentato dalla prima moglie.

"Rebecca" si apre con lo stesso espediente narrativo del libro e già ripreso da Hitchcock: un sogno che riporta la protagonista ai luoghi e ai giorni che le cambiarono l'esistenza.

La prima mezz'ora ha il romanticismo della favola e Cenerentola è più di un deja vù, avendola Lily James interpretata nella versione live del capolavoro Disney. Una volta che l'ambientazione si sposta nella nebbiosa Manderley, dove dominano il monogramma e il ricordo mitizzato della scomparsa reggente, l'alone tragico soppianta la solarità dell'incipit. La freschezza goffa e ingenua della protagonista, dopo averle portato in dono un marito, diventa ora un limite. La ragazza è sempre più suscettibile e intimorita, in evidente soggezione di fronte all'attaccamento quasi patologico che le persone manifestano nei confronti di chi l'ha preceduta.

Il cast funziona, soprattutto la Scott Thomas nei panni dell'algida e severa coordinatrice del personale di servizio. Hammer, invece, è un co-protagonista oggettivamente bello ma mai abbastanza tormentato e che a livello interpretativo, in quest'occasione, lascia indifferenti. Siamo lontani dalla spigolosità misteriosa e poi spietata sfoderata da Laurence Olivier nello stesso ruolo.

Inoltre, a fare difetto, è la gestione della suspence, che risente di un ritmo narrativo altalenante.

Ad ogni modo, grazie al fascino intergenerazionale e alla ricchezza della messa in scena, "Rebecca" è un lungometraggio la cui qualità è leggermente superiore alla media tra quelli, autoprodotti, che circolano sulla piattaforma.

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