La prima a finire nella rete della Tarantola è Lorenza Lei, il direttore generale che fino all’ultimo momento aveva sperato, e molti dentro la Rai lo avevano fatto con lei, di essere prorogata fino alle prossime elezioni. Invece, il blitz di Monti che, con un «uno-due» ben assestato, ha spiazzato tutti, provoca come prima conseguenza la rimozione dell’attuale dg. E, a cascata, il taglio di molte altre teste importanti del vertice Rai. L’altra sera, le agenzie che battevano i nomi sconosciuti di Anna Maria Tarantola alla presidenza della Rai e di Luigi Gubitosi alla direzione generale gettavano nel panico quella parte della Rai che teme di perdere posizioni: funzionari, dirigenti o impiegati politicamente troppo schierati o premiati grazie alle entrature politiche o «familistiche». Comunque, se il ticket scelto dal governo di «tecnici» lontani dalla politica dovesse essere approvato degli organi competenti (commissione parlamentare di Vigilanza e consiglio di amministrazione della Rai) - e pare ci sia un sostanziale accordo - si potrebbe aprire una nuova era per la tv di Stato.
Ma vediamo quale potrebbe essere il borsino della nuova Rai, chi sale, chi scende, chi rischia, tenendo conto che il nuovo vertice potrebbe muoversi in una direzione diversa dalle logiche che finora hanno governato la tv di Stato. In primo luogo: che fine farà Lorenza Lei, la donna del risanamento economico appoggiata con forza dal Pdl (Alfano l’ha sostenuta anche ieri) che ha portato i bilanci in pareggio ma lasciato la Rai con prodotti troppe deboli per il prossimo futuro? C’è chi la dà in arrivo a Finmeccanica: potrebbe seguire la strada di altri dg che l’hanno preceduta (come Cattaneo e Masi) «sistemati» in altre aziende di Stato. Ma, pare, che lei intenda «barricarsi» in viale Mazzini, dove del resto è cresciuta professionalmente e tentare di restare con altro incarico: dalla fiction a Raiway sono tante le caselle che si stanno liberando. Il nodo più urgente, comunque, riguarda la nomina dei nuovi consiglieri di amministrazione che dovrebbe avvenire a breve: diminuiti i loro poteri, grazie alle modifiche alla governance che daranno più responsabilità al presidente (scelte sulla spesa fino a 10 milioni di euro e nomina dei dirigenti non editoriali), restano comunque elementi chiave. Difficile immaginare che vengano riconfermati gli attuali consiglieri nonostante la maggior parte (Verro, Gorla, Rositani, De Laurentiis e Van Straten) siano rieleggibili, avendo i neo vertici il mandato di sganciare il più possibile l’azienda dalla politica. Tra questi, il consigliere che vanta maggior credito è Verro che ha rinunciato a un seggio parlamentare per portare a termine il mandato in azienda.
Ma veniamo ai vertici operativi. Antonio Marano, vice direttore generale per il prodotto, considerato di area Lega, che ha lavorato fianco a fianco con la Lei, pare destinato ad altro incarico. I due «professori» in arrivo avranno bisogno di persone che conoscono bene la macchina aziendale e la tv, essendone loro digiuni. E pronto ad aiutarli (e dunque a sostituire Marano) è Giancarlo Leone, attuale responsabile della struttura «intrattenimento», già vice direttore generale unico ai tempi di Cappon. Molte le caselle che, a cascata, potrebbe liberarsi nelle prossime settimane ed essere occupate da dirigenti interni che vantano una track record degna di un’azienda seria. A cominciare dal Tg1, dove vige l’interim di Antonio Maccari, pensionato e messo in quella posizione causa veti incrociati dei partiti.
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