Cultura e Spettacoli

La riforma più urgente della Costituzione? Aggiungervi la "patria"

La proposta di Marcello Veneziani: inserire un preambolo dedicato al legame nazionale

La riforma più urgente della Costituzione? Aggiungervi la "patria"

Il 4 novembre prossimo ci sarà una ricorrenza importante, fondamentale per l'Italia. Sarà il centenario della Vittoria. È l'unica data che celebra l'Unità d'Italia, è l'unica data condivisa della nostra storia nazionale, l'unica data che celebra una vittoria italiana che non sia ai mondiali di calcio o sport affini. C'era a Palazzo Chigi un comitato per gli anniversari nazionali, di cui faccio parte, presieduto prima da Ciampi, poi da Amato e da ultimo da Franco Marini, ora dimissionario. Il mondo delle istituzioni, e non solo il comitato, è stato assai solerte nel ricordare i settantentari vari legati alla Resistenza. Ma qualcuno penserà a quel centenario importante o si sbrigherà tutto con un rituale passaggio del Capo dello Stato sull'altare della patria, un discorso di circostanza e poi basta? Per i 150 anni dell'unità d'Italia, il 17 marzo 2011, proposi di considerarla festa nazionale. Tante resistenze ma alla fine fu fatta. Stavolta non avrebbe nemmeno costi economici, perché il 4 sarà domenica; sarebbe un modo per rendere solenne un anniversario decisivo nella storia d'Italia, e non solo.

Tornerò sul tema del 4 novembre e della Grande Guerra, ma ora vorrei porre un'altra questione. Nella nostra assai lodata Costituzione, la patria è praticamente assente. Vi compare quasi di sfuggita all'articolo 52, ma solo per ricordarci del servizio militare. Il testo dice: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge». Possibile che nel testo fondamentale della nostra nazione, della nostra repubblica, della nostra democrazia non ci sia alcun accenno all'amor patrio, al legame civile e culturale, morale e spirituale che ci unisce, ma solo il servizio militare obbligatorio, peraltro revocato? La patria è e resta il nostro legame più intimo, più antico, più concreto, più alto. La patria è la nostra storia, la nostra lingua, la nostra civiltà, la terra dei nostri avi, dei nostri caduti, dei nostri cari. Ci sarà qualcuno che se ne ricorderà nel governo in carica o in altra sede? Sappiamo che i 5 stelle si chiamano così per indicare 5 diverse priorità: l'acqua, l'ambiente, lo sviluppo, la connettività, i trasporti. E sappiamo la genesi padana della Lega; sarebbe l'occasione per dimostrare la svolta, riassunta nel motto «prima gli italiani».

La proposta che avanzo è la seguente: prima di riformare la Costituzione perché non inserire un preambolo dedicato all'amor patrio, al legame nazionale, all'italianità come matrice di civiltà? Da un governo «sovranista e populista» ce lo dovremmo aspettare. Ma credo che ci sarebbero i numeri per una maggioranza qualificata, perché se il governo è compatto non potrebbe sottrarsi il centro-destra, Forza Italia e Fratelli d'Italia, che espressamente si richiamano all'Italia e se il Pd si schierasse contro mostrerebbe il suo squallore antitaliano.

Sul piano storico, poi, si possono giustificare le ragioni storiche e contingenti di quell'assenza nella Costituzione. Venivamo da una guerra perduta, venivamo da un'overdose di patriottismo fascista, avevamo legato la patria alle armi e alla guerra e volevamo uscirne. Ma il paradosso aggiuntivo è che la Costituzione antifascista cita la patria solo in relazione ai militari... È grottesco pensare che la patria anche nella costituzione repubblicana di un Paese pacifico sia evocata solo per la difesa, le armi, la guerra.

Certo, sappiamo i traumi, la guerra mondiale e la guerra civile. E poi la caduta della monarchia che ne costituiva il tenue filo conduttore, dal Risorgimento in poi. E l'avvento di forze politiche cattoliche e social-comuniste, per loro storia, ideologia e indole transnazionali. Lo stesso liberalismo che in Italia ebbe connotati risorgimentali e liberal-nazionali, lasciò il posto a un liberalismo atlantico, al più europeista, laico-internazionale. Da quel coagulo di forze prese corpo la Costituzione.

Di recente si è tentato di collegare il tema del patriottismo al tema della Costituzione, riferendosi al cosiddetto patriottismo costituzionale, teorizzato in Germania. Da noi ne parlarono Scalfaro e da ultimo Napolitano, ne parlano ancora a sinistra, ne parlò perfino Benigni... Un patriottismo fondato sulla cittadinanza e non sull'appartenenza, sulle regole e le leggi costituzionali e non sulla nazione, la storia, la lingua e la tradizione italiana. E allora perché non proporre di inserire l'amor patrio nella Costituzione, in occasione del 4 novembre, quando un popolo si sentì per la prima volta patria e nazione, unito da nord a sud, borghesi e proletari?

È importante ritrovare la ragion di patria, capire dove si è cacciata, anzi dove l'hanno cacciata nell'epoca che dichiara obsoleti i confini e le frontiere, superate le differenze nazionali e inevitabili, anzi auspicabili, i flussi migratori. In un Paese così spaccato dall'odio sarebbe prezioso ritrovarsi uniti sull'amor patrio. Anche per affrontare, alla luce del duplice rapporto con la Costituzione e la Patria, i temi cornuti chiusura/accoglienza, legalità/clandestinità, integrazione/espulsione.

Si tratterà di guardare con realismo alla patria nel mondo globale d'oggi. L'amor patrio è un bene da tutelare, necessario in ogni società e l'Italia una civiltà prima che una nazione e una nazione culturale prima che uno Stato. Si tratta di concepire l'amor patrio non contro le patrie altrui e tantomeno in una versione aggressiva, risentita o bellicosa verso il resto del mondo; semmai l'avversario è chi ritiene superato e malefico il legame patrio. Insomma è tempo di ripensare l'Italia in rapporto alla Costituzione, alla realtà presente e alla civiltà italiana che ha dato al mondo bellezze artistiche e grandezze culturali che nessun altro Paese può vantare. E l'occasione per farlo può essere proprio quel 4 novembre di cui non si sente ancora alcun segnale di vita. Abbiamo passato un anno intero a ricordare gli ottant'anni delle infami leggi razziali, ci ricorderemo almeno in extremis che quest'anno è il centenario della Vittoria? Dov'è la Vittoria, le porga le scuse..

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