Cultura e Spettacoli

Lady Gaga cambia ancora disco. Molta dance, meno sensualità

La popstar pubblica "Chromatica" e canta con Elton John e Ariana Grande: "Questa è la mia pista da ballo"

Lady Gaga cambia ancora disco. Molta dance, meno sensualità

Arriva, anzi torna, Lady Gaga e si scatenano le iperboli. «Fisicità mutante». «Inno estremo all'escapismo». Ormai questa superstar, una delle ultime davvero super, è diventata la palestra perfetta per scatenare analisi che manco a una tavola rotonda su Kierkegaard. In realtà il sesto disco di Lady Gaga, che è una delle pochissime uscite di questo periodo, si intitola non a caso Chromatica ed è un fascio di colori sulla tavolozza dance, quella dance che tra la metà degli anni Ottanta e i Novanta ha innervato la musica e il costume a ogni latitudine. L'arbiter elegantiarum dell'epoca era Madonna e quindi viene facile paragonare le sedici canzoni di Chromatica (la diciassettesima Love Me Right c'è solo nella versione deluxe) a quelle di Like a virgin o di True blue che sono tuttora le pietre miliari di quella fase musicale. Però le epoche musicali non sono paragonabili, ognuna respira il proprio tempo, tanto più oggi che anche la musica respira a stento con la mascherina, azzerata com'è dalla crisi più imprevedibile della storia.

In ogni caso, Lady Gaga pubblica il suo miglior disco dai tempi di Born this way e sono trascorsi nove anni mica un paio di mesi. È il disco della stabilità perché, dopo la fuga (troppo) in avanti di Artpop, la collaborazione con l'ultimo dei crooner Tony Bennett e la derapata nel country di Joanne, questa è la definitiva Lady Gaga, fortemente innestata nella dance, che è poi una definizione così vaga da includere persino il rock o addirittura certe cadenze metal (cui peraltro lei non è insensibile). Insomma è sempre alla ricerca del «paese delle meraviglie» come la Alice protagonista del secondo brano. Il disco è scandito da tre pre/interludi che però non ne cambiano la scenografia. Qui si balla. Chromatica è il disco perfetto per chi non c'era allora ed è una culla consolante e vagamente nostalgica per chi ha vissuto quel periodo di euforia creativa. E se il primo singolo Stupid love non ha scatenato le ovazioni della critica (ma è andato bene sia in streaming che in radio), ci sono brani come Rain on me con Ariana Grande o la potente 911 (che ricorda qualcosa della Madonna di Hard candy). Non a caso, un disco di Madonna si intitola Confessions on a dancefloor, ossia confessioni su di una pista da ballo, e in Free Woman Lady Gaga ammette che «questa è a mia pista da ballo, ho combattuto duramente per conquistarla». A 34 anni, dopo un decennio di fama planetaria e di inevitabili scompensi fisici o addirittura psicologici, Stefani Joanne Angelina Germanotta è la Lady Gaga che forse anche lei ha sempre sognato di essere. Protagonista. Riconoscibile. E libera, soprattutto. Ora è ancor più personale, perché in Enigma la sua voce si libera potente, quasi a pieni polmoni, confermando che tra tutte le regine e reginette della dance pop lei è quella vocalmente più agile (più anche di Christina Aguilera, peraltro molto più ingessata nelle interpretazioni).

Nell'epoca del «niente si distrugge, tutto si trasforma», in Chromatica c'è la rinascita di un mondo che anche Dua Lipa prova a ridisegnare. Lei lo fa pigiando l'acceleratore della sensualità, Lady Gaga fa il contrario. Come scrive il sociologo dei media Alessandro Alfieri, citato da Huffington Post, Lady Gaga è il simbolo di un'epoca che segna il declino della sensualità o, per lo meno, di quella che il pop ha esaltato per venti anni. Non ci sono, in tutte queste canzoni, apologie del sesso o della trasgressione sessuale. C'è una spersonalizzazione che è, di per se stessa, la frontiera di una nuova sensualità.

Anche Elton John, quasi irriconoscibile nel featuring di Sine from above, si mostra altro da sé, riscoprendosi negli anni '80 ma con quel tocco di autoironia che può permettersi solo una leggenda ultrasettantenne. Per carità nell'epoca dei brani singoli e poi vediamo che fine fanno, oggi confezionare un disco intero è una sfida che mette in conto qualche caduta di ritmo. Ad esempio qui Babylon è una zona grigia, quasi una sosta di riposo.

Ma nel complesso Chromatica è un album che rende l'idea del perché qualcuno ha ancora voglia di pubblicare un disco, ossia per rappresentare qualcosa di sé che non sia soltanto un selfie.

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