Cultura e Spettacoli

"Riparto dal blues perché è la vera musica. E lì sono le mie radici più profonde"

La cantante parte per un nuovo tour e si confronta con un musical molto rock: "Con Steward Copeland racconto la caccia alle streghe"

"Riparto dal blues perché è la vera musica. E lì sono le mie radici più profonde"

Non si può dire che Irene Grandi sia una persona tranquilla, infatti in molti la definiscono la ragazza cattiva del nostro rock. Esplosiva, scatenata, è amata da uno zoccolo duro di fan che la seguono nelle sue molteplici esperienze. Stavolta presenta addirittura due progetti: una tournee in cui si confronta con il blues (che parte il 29 dallo stadio di Città di Castello) e un'opera rock in compagnia nientemeno che con il batterista dei Police Stewart Copeland.

Non le mancano certo le idee e il coraggio.

«Sono sempre stata temeraria nella vita e nell0arte. Il blues poi l'ho sempre amato come musica e come base di tutti gli altri generi musicali, così ho deciso di viverlo in prima persona».

Come sarà sul palco?

«Come al solito scatenata, ma seguirò un percorso musicale che spazia attraverso il repertorio di giganti della canzone che ho sempre amato come Aretha Franklin ed Etta James. Uno dei pezzi forti dello show sarà un classico come Little Red Rooster. Non sarà però una mera esecuzione di cover blues. Ci sarà anche un po' di soul perché tra le mie favorite ci sono anche Sade e Tracy Chapman. Non manca il blues italiano di Pino Daniele e persino un tocco di Lucio Battisti e di Mina, di cui rileggo E poi».

Un concerto coraggioso.

«Io e la band, come sempre, con un grande uso dell'organo Hammond per dare quell'atmosfera tipica del soul e del gospel».

Un ritorno alle origini.

«Alle origini della musica (una musica che fa pensare e che rappresenta un popolo ma anche tutti noi) e alle mie origini, quando iniziavo a suonare nei piccoli locali con la band. Voglio portare il pubblico nel mio mondo anche attraverso il blues».

E poi il 22 luglio si dà al musical con il batterista dei Police Stewart Copeland con The Witches Seed.

«Un'esperienza fantastica. Si può dire che sia la storia della caccia alle streghe. Con un'ambientazione scenica molto intrigante si parla di donne definite diverse che per questo vengono definite streghe. La prostituta per esempio, o l'erborista che è il ruolo che interpreto . È uno spettacolo attuale perchè parla della donna e di come sia poco difesa dalla società».

Come ha conociuto Copeland?

«La prima volta è stato buffo perchè abbiamo lavorato via schermo lui in America io in Italia. Poi ci siamo incontrati ed è una persona straordinaria. Non ci sono tanti batteristi che scrivono colonne sonore per i film. In quest'opera, tra sinfonia e rock, la batteria avrà un ruolo preponderante».

Come vede la musica oggi?

«Male, Si lanciano troppi personaggi senza curarne la carriera. Io penso che un artista abbia diritto a una decina di anni di esperienza per raggiungere risultati.

oggi si brucia subito tutto, soprattutto a ritmo di rap».

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