Rita Pavone è tornata Con il disco che sognava da più di mezzo secolo

Aggressiva e ironica come quando cantava "Datemi un martello" ha inciso un doppio cd pieno di swing e dedicato ai suoi maestri

Rita Pavone è tornata Con il disco che sognava da più di mezzo secolo

E poi si siede sul divanetto e dice con un sorriso largo così: «Sognavo di fare questo disco da mezzo secolo». E le ridono anche gli occhi, a Rita Pavone. Torna dopo di 19 anni dall'ultima volta che ha inciso una canzone e quasi 9 da quando ha detto addio alle scene, ancora non si era decisa. «Volevo andarmene via per sempre da questo ambiente così volatile, così effimero. In fondo lo pensavo da quando ero ragazzina: a sessant'anni mi ritiro». Lo ha fatto davvero. D'altronde Rita Pavone, classe 1945, ha sempre avuto le idee chiare e mica solo perché non erano manco iniziati gli anni Sessanta e lei già girava già cantando alla Perla o al Serenella della sua Torino. «A quei tempi tutti erano abituati a canzoni come Buongiorno tristezza di Claudio Villa, roba preistorica. Io invece avevo il rock addosso e mi piacevano lo swing, il jazz, i grandi autori o interpreti americani come Bobby Darin, Burt Bacharach, Fats Domino, Gene Vincent, Tony Bennett. Loro sono i miei maestri perciò ho intitolato il mio disco Masters». In Masters, che è una chicca per chiunque voglia riannusare un po' di quella musica, Rita Pavone interpreta un super classico dietro l'altro, da Since you've been gone a Lazy River, da Once upon a time a I want you with me, tutti arrangiati da Enrico Cremonesi, che molti ricordano al fianco di Fiorello ma che qui, come conferma anche lei, dimostra di essere «un arrangiatore strepitoso, con una versatilità e una eleganza rara, e soprattutto capace di avere quel “ritardo” che nello swing è una dote innata».

In più, in questo doppio disco che è molto meno nostalgico di quel che sembrerebbe, ci sono adattamenti italiani di altri standard di Bacharach o Darin che sono stati tradotti da Enrico Ruggeri («Si è appassionato subito e ne ha fatti ben cinque») e da Lina Wertmüller. «Mi sono detta: se non lo faccio oggi, non lo faccio mai più», spiega lei prima di passare in rassegna una carriera che ha attraversato il boom degli anni '60 e poi è entrata nel nostro costume. Pel di carota. La diciottenne del Datemi un martello («Ma sarà lo stesso che usa adesso Miley Cyrus?») e del Ballo del mattone. Il peperino che con Viva la pappa con il pomodoro ha scavallato le classifiche pop, è entrata in tv (Il giornalino di Gian Burrasca) e poi direttamente nel costume. Quando, suppergiù in quegli anni, Umberto Eco la inserisce nel suo saggio intitolato Apocalittici ed integrati, questa ragazzina minuta, minutissima, sembra il giusto bilanciamento tra trasgressione e tradizione, tra influenze straniere e buon gusto melodico (perché, cari signori, Rita Pavone ha sempre avuto una gran voce, e la conserva ancora oggi). Gira film, va all'estero, sposa Teddy Reno facendo arrabbiare gli stessi benpensanti arrabbiati dieci anni prima con Fausto Coppi e la Dama Bianca (Reno aveva quasi vent'anni più di lei ed era già sposato) fa ballare tutti con pezzi che anche oggi farebbero ballare tutti come Il geghegè o La partita di pallone.

Poi viene spazzata via, un po', non troppo, dalla nuova ondata, dalla canzone d'autore, dai luoghi comuni che la imprigionavano in un personaggio ancor più piccolo della sua statura. «Non ero solo Geghegè e difatti quasi vent'anni fa mi sono stancata di cantare le canzoni che mi proponevano», dice oggi e lancia piccole frecciate tipo: «Sapete perché mi piace Internet? Perché ristabilisce la verità. Ad esempio se digitate 7 marzo 1965 scoprirete che, quella sera in America, in tv all'Ed Sullivan Show che aveva appena lanciato i Beatles, c'ero anch'io con Duke Ellington ed Ella Fitzgerald. Però quando lo ricordavo io, nessuno ci credeva».
Capito? Sempre dirompente.

Ecco perché sua mamma la chiamava «Dum Dum», come i proiettili a espansione. Ed ecco perché ha mollato tutto ed è andata a vivere a Maiorca «tra paella e movida».

E ora pubblica un doppio cd «che mi sono costruita tutta da sola», va all'Arena di Verona per cantare in diretta con Morandi su Canale 5 («Non so se il 7 o l'8, canterò un brano del mio disco e faremo anche un medley dei nostri successi degli anni '60») e potete star tranquilli che avrà pure 68 anni, questa Pel di carota oggi un pochino più bionda ma, quando si ha una marcia in più, la si conserva per sempre. Come lei, piaccia o no.

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