Cultura e Spettacoli

Il ritorno di Bowie. Dopo dieci anni ancora re del pop

A sorpresa esce un singolo, nuovo album a marzo. E una mostra a Londra lo incorona icona globale

Il ritorno di Bowie. Dopo dieci anni ancora re del pop

Sorpresa. Torna David Bowie, dopo 10 anni di silenzio interrotti solo da un pugno di stringate esibizioni per beneficenza. Ieri, in occasione del compleanno dell'artista (66 candeline), è stato pubblicato il nuovo singolo Where Are We Now?, anticipazione di un disco di inediti, The Next Day, previsto per il 12 marzo (non si ha invece notizia di un eventuale tour). La data fa sognare Sanremo, scrivono le agenzie di stampa: chissà che Bowie, a metà febbraio, non abbia voglia di fare una capatina promozionale al Festival. Ce lo auguriamo, ma l'uscita coincide piuttosto con un altro evento, quello che incoronerà David Bowie icona della cultura (non solo musicale) del XX secolo. Il Victoria and Albert Museum di Londra, tempio dell'arte, del design e della moda inaugura il 23 marzo David Is, una attesissima esposizione che esplora l'influenza di Bowie in ogni campo. Sarà una beatificazione in vita. Quella vita che sembrava dovesse sfuggire tra le dita di Bowie, almeno a sentire le riviste gossippare, dopo il ritiro del 2004, causato da problemi al cuore. Nella sua lontananza dalla scene, però, non c'erano grandi segreti alla Salinger. Come molti hanno raccontato, era ed è piuttosto facile incrociare David alla Bottega Falai di New York, il caffè italiano quasi sotto casa sua di cui è cliente abituale.

Comunque la star riprende ora il discorso interrotto dopo Reality, l'ultimo album, chiedendosi e chiedendoci a che punto siamo e come sarà il futuro. Il singolo è una ballata prodotta da Tony Visconti (storico collaboratore di David), vicina proprio al suono di Reality con chiari riferimenti, anche nel testo e nel bellissimo video, al periodo berlinese di Bowie. Ovvero gli anni tra il 1977 e il 1979, in cui l'artista si trasferì nella capitale divisa della Germania in cerca di ispirazione, ma anche per evitare di autodistruggersi causa cocaina. Nella città tedesca, con l'aiuto di Tony Visconti e Brian Eno, Bowie sfornò tre capolavori (Low, “Heroes”, The Lodger) inaugurando un nuovo suono, a base di elettronica e sintetizzatori, e collocandosi a pieno titolo nella ristretta cerchia dell'avanguardia rock. Il tutto senza perdere il successo di massa, cosa piuttosto rara. La copertina del nuovo singolo è un'immagine (capovolta) in bianco e nero di Bowie, scattata, si direbbe, nel periodo di Young Americans (megahit del 1975); quella dell'album, che conterrà 14 brani (17 nell'edizione di lusso), è una drastica rielaborazione grafica della copertina di “Heroes” (il volto di Bowie scompare dietro un quadrato bianco: assurda a prima vista, rischia di fare scuola perché radicale).
Bowie, insomma, rivendica la sua storia. Chi l'ha analizzata per intero, cioè Nicholas Pegg, autore di una incredibile enciclopedia Bowie, 800 pagine appena uscite per Arcana (e già da aggiornare...), si è trovato a ripercorrere mezzo secolo di costume e di arte. Riassumo per sommi capi. Hunky Dory (1971) e Ziggy Stardust (1972): la filosofia di Andy Warhol sposata alla teatralità del glam rock, tripudio di lustrini e ambiguità sessuale. Il triplete berlinese (1977-1979): sdoganamento della musica d'ambiente e della elettronica presso il grande pubblico; look apocalittico in linea con l'aria decadente dell'Europa. Scary Monsters (1980): tecnicamente la cosiddetta new wave è già iniziata, ma questo disco (e il look pagliaccesco che lo accompagna nel video di Ashes to Ashes) influenza in misura decisiva molti nuovi gruppi, dai Cure ai Duran Duran. Outside (1995): un disco meno noto pieno di influenze extra musicali, da Damien Hirst, non ancora la star globale di oggi, alla performance art più estrema.

Accanto a ciò, Bowie è stata la prima rockstar capace di muoversi in tutti i media: l'aspetto visuale, dagli abiti di scena alla teatralità degli spettacoli passando per i video favolosi, è sempre stato centrale. Accanto alla musica, Bowie ha poi coltivato in modo professionale l'arte, il teatro, il cinema. È stato anche tra i primi a credere nel web e nei Social Network: non a caso il lancio del nuovo singolo è avvenuto in rete, ottenendo una eco enorme e un effetto incomparabile rispetto a quello prodotto dallo stanco rito delle conferenze stampa. Bowie è stato capace come pochi altri di produrre un mix di alto e basso, di cultura di strada e grande arte, oggi copiato da tutti.


Bentornato.

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