Londra - Laura Pausini non la fermi. E non si dice tanto per dire: è arrivata a Londra con sua figlia Paola (tre mesi, quasi quattro) e ieri sera ha cantato in uno degli eventi più importanti della stagione, il The Sound of change voluto da Gucci al Twickenham Stadium con Beyoncé e Timbaland qui per cinquantamila e rotti spettatori e oltre un miliardo di teleappassionati. Lei unica italiana. Questo concerto l'unico capace di mescolare impegno sociale (migliorare la condizione femminile nel mondo) con il glamour più puro (Madonna, Jessica Chastain, Zoe Saldana e Blake Lively tra i presentatori). «Per me è come ricominciare da capo: sono diventata mamma e sono tanti mesi che non mi esibisco dal vivo, mi tremano le gambe solo al pensiero», spiegava l'altro ieri su di un divanetto del Landmark Hotel dove sono passate tutte le superstar del pop e del rock, da Lou Reed (fresco di trapianto al fegato) fino agli U2. Per lei, la Pausini, è una sorta di nuova rinascita dopo vent'anni di carriera, milioni di dischi venduti e italianità sparsa a piene mani cantando ovunque con una meticolosità che neanche una debuttante. «Ho pensato che - spiega sarebbe stato giusto cantare un brano nella nostra lingua. E quindi, dopo It's not goodbye, ho scelto Io canto, che è vicino allo spirito dello show: io canto per cambiare qualcosa». Molto in effetti è cambiato nella vita di Laura Pausini, una forza della natura che, dopo la Solitudine di «Marco se ne è andato e non ritorna più» al Festival di Sanremo, ha saputo costruire una carriera globale per diventare una delle testimonial italiane più credibili nel mondo. «Quando Beyoncé e Frida Giannini mi hanno invitato a questo evento, la prima reazione è stata: perché proprio io?. La seconda è cambiata in un ci vado senza alcun dubbio». In fondo lei è sempre stata così: prima l'insicurezza e poi il coraggio senza se e senza ma. Mentre ne parlava al Landmark, sul divanetto di uno degli alberghi che ha ospitato pure Frank Sinatra, sembrava una ragazzina allo sbaraglio. «Da quando sono mamma, si sono amplificate le mie paure. Dopo il parto, ero così fragile che piangevo per qualsiasi cosa. Il panino era troppo salato? E io piangevo. Cose così. Ora va meglio ma, insomma, Paola non può avere una mamma che sbaglia... Noi del Toro siamo fatte in questo modo». Mentre parla, arriva il passeggino con la neonata e allora in quel momento vedi una Pausini mai vista: solleva Paola, la guarda negli occhi ed entrambe si sorridono come se fossero complici. Sono scene di straordinaria normalità mentre qualche cliente dell'hotel si ferma per chiedere autografi e il personale della produzione definisce gli ultimi dettagli. «Laura, c'è da fare l'intervista con Rtl 102.5». «Laura, siamo sicuri del volume di basso e chitarra?». Ieri sera, in quello stadio full optional del Twickenham, ciascun musicista si è portato dietro la propria band, in una clamorosa e (italianamente) inspiegabile sincronia. «Da quando ho organizzato Amiche per l'Abruzzo a San Siro dopo il terremoto a L'Aquila, ho dimostrato che solidarietà significa unire le proprie forze: anche stavolta lo facciamo, ma su scala mondiale. Oltretutto questo concerto è organizzato da Chimefor change e a me viene da dire che I chime for education, io mi impegno per le nuove generazioni, che sono lasciate allo sbaraglio: oltre il 60 per cento delle donne nel mondo è analfabeta, ma vi rendete conto?», si inalbera. Dopotutto qui a Londra è quasi a casa: «Paolo ed io abbiamo concepito nostra figlia dopo il mio concerto alla Royal Albert Hall e proprio qui a Londra lei fa il suo primo viaggio. Vorrei che tra vent'anni ritornasse qui non per stare su di un palco come me. Ma per fare casino in mezzo al pubblico e cambiare qualcosa».
E, mentre lo dice, le brillano gli occhi. E le brillano molto di più di ogni altro momento della sua vita perché, come spiega quasi timidamente, «dopotutto sono una donna nuova con i principi di quella di prima». Quindi imprevedibile e gioiosa, siete avvisati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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