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Il ritorno di Rod Stewart: "Ho vissuto al limite e vi canto i vizi del rock"

A 73 anni ancora in tour: a Milano il 31 gennaio. "Il nuovo disco sarà più sincero e autobiografico"

Il ritorno di Rod Stewart: "Ho vissuto al limite e vi canto i vizi del rock"

Quando sei un romanzo vivente, puoi anche permetterti il lusso di raccontare la tua vita: «Il mio nuovo disco sarà molto autobiografico, parlerò anche di me e dei miei abusi e delle esagerazioni del passato, uscirà prima dell'estate». Intanto Rod Stewart festeggia i 73 anni appena compiuti arrivando al Foum di Milano il 31 gennaio con uno show che lui riassume così: «Sarà molto eccitante». Se lo dice Sir Roderick David Stewart detto Rod, nato a Londra il 10 gennaio 1945 da genitori scozzesi, dal 1964 frequentatore abituale del rock e del blues (iniziò con Mick Fleetwood, John Paul Jones futuro Led Zeppelin e Jeff Beck), collezionista di trenini elettrici e di Ferrari (è uno dei pochi a possedere una Ferrari Enzo, che oggi vale circa 3,5 milioni di euro) c'è da credergli. Biondo scapigliato, voce graffiante e inconfondibile, volto segnato dagli eccessi e pure da un cancro alla tiroide che nel Duemila lo obbligò a re-imparare a cantare: «Ehi ma io non sono mai cambiato, gli anni passano ma lo spirito resta identico».

E, parlando da Beverly Hills, conferma l'attitudine che lo ha reso una delle ultime icone del bel tempo che fu: è rimasto tale quale. Stessa voglia di stupire. Stessa indifferenza alle rughe sempre più profonde. Dopotutto, avendo venduto cento milioni di dischi (20 milioni solo con quelli sui classici americani) e potendo giocarsi brani come Sailing, Passion, Da ya think I'm sexy, Tonight's the night o Maggie May, il suo concerto è sostanzialmente il bignami di un'epoca. «Canterò e suoneremo per oltre due ore, nessun periodo della mia carriera sarà escluso e credo che sarà davvero il mio definitivo biglietto da visita».

Quindi sul palco si ascolterà il Rod Stewart che diventò Rod the Mod, ossia Rod il ribelle, a fine anni Sessanta cantando nei Faces. Il rockettaro meno scatenato tra gli anni '70 e '80. E quello che incise con Sting e Bryan Adams il brano traino del film I tre moschettieri (All for love) prima di esplorare le radici dello swing americano. «Però io rimango una rockstar, ho lavorato e vissuto per esserlo e nessuno potrà mai negarlo».

In effetti, dall'alto dei 170 milioni di sterline del suo patrimonio privato (secondo il Sunday Times), è uno dei pochi che possa davvero raccontare cosa sia successo a quel manipolo di ragazzi scatenati che, partendo da Londra, cambiarono per sempre la musica leggera. A suon di brani. E di anticonformismo. In fondo, è stato lo stesso Rod the Mod a fare il proprio identikit migliore. Poche parole. Ma efficaci. Quando la Regina gli conferì il titolo di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico a Buckingham Palace, lui ha commentato: «È meraviglioso, siamo l'unico paese al mondo a onorare l'uomo comune». Per la verità, oggi Rod Stewart è tutto tranne che uomo comune. La sua villa a Epping, nell'Essex, è favolosa. Nel 2007 ha sposato all'Abbazia della Cervara di Portofino la modella Penny Lancaster, di 26 anni più giovane, che gli ha dato gli ultimi due dei suoi otto figli. «Ora sono loro a farmi capire come va la nuova musica. Ascoltano gruppi e cantanti che non ho mai conosciuto e questo mi diverte, oltre a mantenermi molto informato. Mi piacciono? Non sempre». Perciò questo allegro ultrasettantenne oggi è molto più giovane di tanti suoi potenziali nipoti. E pazienza se qualche volta ha sfiorato il kitsch, magari precipitandoci pure con qualche strano taglio di capelli o con qualche brano non all'altezza. Come tante squadre di calcio di Premier League (Stewart è quasi ultras dei Celtic), ci sta qualche stagione meno brillante, quando magari la campagna acquisti (leggasi brani) oppure la strategia scelta (leggasi eccessi vari) portano più sconfitte che vittorie. Però ancora oggi Rod Stewart rimane in quell'Olimpo che magari sembra sempre più etereo e distante ma muove ancora le passioni di chi allora c'era.

E di chi non c'era ma ha voglia di vedere l'effetto che fa sul palco una divinità del rock capace di riaccendere le luci di un mondo favoloso e forse perduto.

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