Chi s’era abituato a godersela, ridanciana e garrula, mentre all’inizio di ogni puntata di Pomeriggio Cinque fingeva di farsi cogliere dalla telecamera in flagrante «cicci-cicci» con le signore del pubblico, s’è accorto che Barbara d’Urso non è più quella di una volta. Finiti, i tempi da «signora mia»: tailleur quasi severi al posto di vivaci completini fiorati; non più peperino «bla bla» su pettegolezzi e gossip, accanto agli spazi di cronaca, ma solo i crudi servizi e talk su politica e su drammi di cronaca da pugno nello stomaco. Ma che è successo al programma di Barbara d’Urso? «Semplice - replica l’interessata -. A fine dicembre Pier Silvio Berlusconi ci chiese di aumentare lo spazio dato alla cronaca, diminuendo quello del gossip. È un momento in cui la gente ha bisogno di comprendere le cose. Mantenendo il suo taglio popolare, Pomeriggio Cinque ci prova. Ottenendo anche il 24 per cento di share».
Ma ora la vostra sembra la scaletta di Porta a Porta. Riforma del lavoro, articolo 18, appelli di madri cui è sparito il figlio, testimonianze di donne stuprate, di commercianti rapinati…
«La cronaca del Paese offre questo; e noi - che siamo parte d’una testata giornalistica - quello proponiamo».
Ma scusi: non prova un po’ di difficoltà a passare dagli amorazzi dei belloni del Grande Fratello allo spread?
«E perché mai? La gente comune non deve confrontarsi forse, tutti i giorni, con queste stesse cose? E poi tutto dipende da come si trattano gli argomenti. Ora arrivo in redazione due ore prima del solito, alle 8 del mattino, per prepararmeli. E cerco di trattarli con semplicità. Anche sdrammatizzando, se è il caso».
Pomeriggio Cinque rischia di emulare Chi l'ha visto? Avete fatto tornare a casa una ragazzina scappata dalla famiglia; avete ricongiunto una madre col figlio adolescente fuggito in Romania; avete convinto un padre che aveva rapito il figlio a restituirlo alla madre...
«So cosa sta per chiedermi. Se questo non significa cavalcare l’onda del sensazionalismo; approfittando, magari, della morbosità che simili fatti suscitano. Ma è la vita di questo Paese, a esprimersi in questo modo. Aumenta l’allarme per le rapine in villa? Tratto l’argomento per più giorni, denunciando!».
Magari affidandole ad ospiti sgomitanti, con la rissa già pronta in tasca.
«Non direi. Se parliamo di Daniela Santanchè parliamo di un politico incisivo; lo stesso dicasi per Paola Concia del Pd e per Paolo Ferrero di Rifondazione; non certo di professionisti della rissa. E Alessandra Mussolini? Non è mica un’urlatrice. Solo una donna di passione».
E i politici? E i direttori dei giornali? Possibile che ora quasi preferiscano voi a Matrix?
«Sono programmi diversi. I politici hanno capito che Pomeriggio Cinque ha un vasto pubblico popolare, e in qualche modo rappresenta un piccolo settore di lettori e di votanti. E quindi...».
Almeno gli applausi a comando, che partono sempre da un generoso clacquer con le mani a badile; almeno quelli li riconoscerà.
«Li nego assolutamente. Il claquer interviene solo a fine-servizio, per far capire che il pubblico può esprimere il suo gradimento. Mentre durante i dibattiti gli applausi sono spontanei: anzi, devo essere addirittura io, a bloccarli».
Insomma: concreto e grintoso, Pomeriggio Cinque somiglia proprio a Barbara d'Urso. Anche nei difetti? Eccessivamente estroverso, talvolta aggressivo, magari un po' demagogico...
«Sì: sono grintosa. Ma anche molto morbida, quando voglio. Rivendico la spontaneità delle famose “faccette” con le quali commento i casi, e per le quali, invece, tutti mi sfottono. Demagogica? Ma io faccio parlare i miei opinionisti, non troverei corretto esporre le mie idee».
A giugno scade il suo contratto con Mediaset. Visti i risultati la quinta edizione di «Pomeriggio cinque» pare certa.
O magari s'è fatto vivo qualcuno dalla Rai?«Beh, in vicinanza delle scadenze dei contratti è ovvio che la concorrenza si faccia viva. Ma qui io sto bene, è casa mia. E per aderire ad una richiesta dell’azienda, visti i tempi, mi sono anche considerevolmente ridotta il cachet, come è giusto che sia».
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