Nel 1963 la scena rhythm'n'blues inglese stava rapidamente diventando di moda... Le nuove tendenze esplodevano soprattutto allo Station Hotel in Kew Road, a Richmond, allora estrema periferia di Londra. Così scriveva Norman Jopling l'11 maggio 1963 sul New Record Mirror: "Il combo che vi farà più eccitare si chiama Rolling (allora scritto Rollin' ndr) Stones. Probabilmente non avrete mai sentito parlare di loro se vivete fuori Londra. Ma perbacco dovreste! Probabilmente i Rolling Stones sono destinati a diventare il più grande gruppo di r'n'b se continuano a crescere così. E, se si dà uno sguardo allo Station Hotel, crescere è un eufemismo, visto che tre mesi fa solo 50 persone andavano ad ascoltare la band. Oggi il promoter del locale, il barbuto Giorgio Gomelsky, deve chiudere le porte prestissimo perché più di 400 persone si pigiano dentro la sala. E i fan perdono rapidamente le inibizioni e si contorcono all'eccitante suono della band, che mette cuore e anima nelle sue performance. Il fatto è questo, oltre alla musica, i Rolling Stones sono affascinanti anche visivamente".
Aveva visto lungo Jopling, e da decenni tutti conosciamo la perversa sensualità di Mick Jagger o il fascino selvaggio di Keith Richards (che qualche anno fa campeggiava sulle pubblicità di Luis Vuitton) con la sua aria perennemente sballata e cattiva... Le loro immagini continuano a fare il giro del mondo (da bravi vecchi monellacci del rock non pensano certo a gettare la spugna) rendendo così ancora più evocative quelle degli esordi, che spiccano nello splendido libro fotografico Breaking Stones. 1963-1965. A band On the Brink of Superstardom (ACC Editions, 239 pagg. 29.95 euro) con gli scatti di Terry O'Neill e Gered Mankovitz, che hanno avuto l'onore e l'onere di catturare gli Stones agli inizi della loro carriera, ragazzetti brutti, sporchi e cattivi... Ma è poi davvero così? I Rolling Stones diventavano sempre più popolari sulla scena r'n'b londinese, sorpassando presto i gruppi che li precedevano sui cartelloni dei concerti come i Tremeloes, The Swinging Blue Jeans, John Leyton, Billy Boyle, tutti scomparsi nel nulla. I Rolling Stones sono ancora qui ad insegnare sia ai ragazzini che ai 40-50enni come fare del buon rock'n'roll ben intinto nel blues. Perché sanno suonare, sanno interpretare in anticipo il gusto della gente, sanno osare e mettersi in gioco e soprattutto hanno sempre l'immagine giusta al momento giusto. Insomma sono sempre up to date. Basta vedere come sono eleganti e alla moda nelle foto del 1963 di O'Neill, con i loro completi stretti e aderenti (sembrano quelli che usano oggi) coi maglioncini, le camicie e soprattutto gli stivaletti Beatles (quelli con l'elastico ai lati). "Tutti indossavamo gli stivaletti Beatles - ricorda Keith Richards -; la prima volta che guadagnammo abbastanza contanti corremmo in un paio di negozi a comperare nuove chitarre e stivaletti Beatles. Io comprai anche una valigia, la prima che abbia mai posseduto". All'epoca non c'era quindi rivalità con i Beatles i quali percorrevano una strada simile ma parallela di successo. "In un locale dietro a Leicester Square stavo seduto coi Beatles e coi Rolling Stones che scherzavano pensando a quale lavoro avrebbero fatto da grandi", ricorda O'Neill, che piombò nelle loro vite al momento giusto, proprio quando i giornali volevano le foto della nuova moda beat. "All'inizio erano alla ricerca di un'immagine - dice ancora O'Neill - poi cominciarono ad essere se stessi anche davanti all'obiettivo, e più avevano successo, più si sentivano se stessi. Amavano vestire bene, abiti italiani, giacche a un petto, cravatte strette e a tinta unita". Splendide anche le immagini in cui Mick è dal parrucchiere sotto il casco o con la retina in testa o Brian Jones si fa fare l'acconciatura da un barbiere alla moda. Ma ai genitori i Rolling Stones non piacevano proprio per niente. Non vogliono che i loro figli crescano come loro; non vogliono che le loro figlie li sposino, scriveva l'Evening Standard l'11 maggio 1964. I Beatles sono simpatici, intelligenti e soprattutto carini. Si può dire lo stesso dei Rolling Stones? Si chiedeva il giornale. "La gente - rispose con innocenza uno dei loro manager - ci chiede sempre se sono deficienti".
Le foto di Gered Mankovitz invece catturano gli Stones nel '65, quando con Andrew Loog Oldham sono già una superband. Mankowitz è un fotografo di moda che abbandona il fashion per fotografare Marianne Faithfull, allora scatenata musa degli Stones. Si crea così il contatto e nascono le prime splendide sessioni fotografiche (c'è anche una foto di Mankowitz ripreso da Jagger su un aereo). Qui ci sono molte immagini dal vivo nei primi concerti americani e tanti scatti curiosi (come il duetto di chitarre - a colori - tra Brian e Keith e Charlie Watts che fa la pipì in un lavandino stando in piedi su una sedia fino alla famosa immagine della scossa che colpì Richards sul palco lasciandolo steso a terra).
Immagini che parlano come e più di un disco, raccontando tempi eroici che Keith Richards riassume così: prima dei soldi c'era il puro divertimento, il fatto di essere lì e parte di un movimento. Io mi sento ancora così. Non riesco a razionalizzarlo ma fu un periodo favoloso. Ringrazio Dio di essere stato là".
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