Cultura e Spettacoli

Saint-Just, un rivoluzionario che amò ferocemente la virtù

Stenio Solinas fa rivivere con penna felice il controverso alfiere dei giacobini. Poi trasformato in un mito

Saint-Just, un rivoluzionario che amò ferocemente la virtù

Se c'è uno scrittore che oggi, in Italia, è rimasto quasi il solo a esercitare il nobile genere del ritratto, in particolare di quello storico, secondo il modello dei portraits della tradizione francese, ebbene tale autore è senza dubbio Stenio Solinas. Da Chateaubriand a Henry de Monfreid a Wyndham Lewis, gli ultimi suoi lavori sembrano prediligere figure non tanto marginali o dimenticate ma di certo mal comprese. Solinas inoltre è stato ed è uno dei maggiori intellettuali di destra in Italia e i nomi appena citati possono rientrare, seppure in modo un po' trasversale, in quella tradizione - qualsiasi cosa la parola destra voglia dire. Con questo suo nuovo libro, Solinas continua il genere del ritratto storico ma, sorpresa, ha scelto Louis Antoine Léon de Saint-Just (1767-1794), il braccio destro di Robespierre, uno degli artefici del Terrore rivoluzionario e, soprattutto in Francia, icona della sinistra repubblicana e democratica, poi di quella socialista e comunista (Stenio Solinas, Saint-Just. La vertigine della rivoluzione, Neri Pozza, pagg. 173, euro 22).

Certo l'arte del ritratto storico non richiede identificazione e neppure conformità di vedute tra l'autore e il personaggio, ma una compartecipazione empatica, che potrebbe anche non scattare, qui invece assai presente. E si capisce da una citazione di Chateaubriand, peraltro nemico giurato della Rivoluzione, che nelle Memorie d'oltretomba descrive Saint-Just come l'artefice dell'azione, della volontà, dell'onore, parola chiave nel suo lessico: «Saint-Just diceva Osate. Questa parola racchiude tutta la politica della nostra rivoluzione; coloro che fanno la rivoluzione a metà non fanno che scavarsi la fossa». E così ecco il Visconte controrivoluzionario e il suo studioso italiano Solinas salutare non i tiepidi, i girondini, i moderati della rivoluzione ma coloro che, come i giacobini di Saint-Just, portano la loro sfida fino in fondo, un discorso già presente nelle Considerazioni sulla Francia di Joseph de Maistre. E da qui quindi Solinas traccia uno splendido ritratto del giovane rivoluzionario, senza essere una biografia storica. Se quest'ultimo è un genere che ricostruisce tutti i passaggi di una vita cercando una unitarietà e una coerenza spesso assenti, il ritratto storico al contrario si sforza di cogliere il carattere dell'individuo: questi potrà cambiare idee o posizioni mille volte, ma sarà sempre lo stesso. Ed è questo carattere, più che le gesta realmente compiute dal personaggio storico, a dare origine al mito: il ritrattista dovrà appunto sforzarsi di raccontare questo e quello. Spiega Solinas nell'introduzione, che «se la storia si nutre di fatti, la leggenda che il mito supporta si nutre di gesti, di parole, di immagini». E tra i vari miti che circondano Saint Just c'è quello della sua bellezza, che corre per tutte le pagine del ritratto e sostanzia secondo Solinas la profonda differenza di carattere e di psicologia tra un Saint-Just e Robespierre e i suoi fanatici seguaci.

Saint-Just avallò tutti gli orrori del terrore ma Solinas ricorda come la sua sensibilità fosse comunque originale. Certo parlava di «epurare» gli uomini per renderli migliori e a moltissimi fece tranciare la testa ma poco tempo prima di essere travolto anche lui dal Terrore che aveva generato e gestito, scriveva, sia pure in un frammento privato, che «la rivoluzione è congelata. Tutti i principi sono indeboliti, non restano che dei berretti rossi portati all'intrigo, l'esercizio del terrore ha reso insensibili al delitto, così come i liquori forti rendono insensibile al palato».

Gli studiosi della Rivoluzione e gli storici di professione non sarebbero probabilmente così convinti della lettura di Solinas, che non a caso utilizza di rado i discorsi pubblici di Saint-Just, per la verità alquanti raggelanti. Ma avrebbe poco senso come obiezione di metodo perché quello di Solinas non è una biografia ma un ritratto, e questo prevede sempre un'intuizione originaria dell'autore, capace di lumeggiare un aspetto magari trascurato della personalità del personaggio. E la chiave della sua intuizione Solinas la presenta a metà del libro: si tratta di una pagina di Drieu La Rochelle, altro personaggio studiato dell'autore. Nel 1939, a pochi giorni dallo scoppio della guerra su Je suis partout uno dei settimanali più venduti, con copie da capogiro, e più interessanti della estrema destra francese, e a cui collaborava spesso, Drieu, allora vicino al Parti populaire française di Jacques Doriot, la formazione più fascista in Francia, offre un ritratto di Saint Just che ha ispirato non poco Solinas. Per Drieu, che nel suo profilo fondeva elementi della vita del rivoluzionario francese con la propria, Saint Just, pur essendo un feroce sanguinario, era l'unico tra i rivoluzionari con cui si sarebbe potuto parlare, «l'unico a cui si possa pensare con amicizia», privo di quell'«unico pensiero» che invece caratterizzava Robespierre e gli altri giacobini. Per Solinas, Saint Just e Drieu erano infatti accomunati dal culto della «virtù» e al tempo stesso dalla «fede nel destino» e nella «natura delle cose» capace di seguire il loro corso indipendente dalle azioni dell'uomo; affermazione non sorprendente in un conservatore sia pure volontarista come Drieu, invece piuttosto curiosa, ma non infondata, in chi come Saint Just, voleva rigenerare luomo con la politica. E in effetti, come scrive Saint Just in un altro dei suoi frammenti, è «la natura delle cose» che va compresa, seguita e non forzata. Per questo Drieu immagina un incontro tra Saint Just e Charlotte Corday, l'eroina controrivoluzionaria e tirannicida, contro il fanatico Marat immerso nella sua vasca da bagno: avevano molto più in comune di quanto si possa pensare.

Siamo al mito e alla leggenda, ovvio, ma dopo la lettura di questo libro ci sembra di conoscere Saint Just in un'altra veste rispetto a quella tramandata dagli storici titolati: che raccontano sicuramente gli eventi ma non sempre sono in grado di cogliere il carattere profondo dei personaggi, come invece ha fatto Solinas.

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