Il cinema italiano è quello che è: in crisi da sempre, in lotta con leggi dissennate, in perdita di pubblico, disaffezionato da tempo e non per capriccio, come sostiene Nanni Moretti che schifa il cinespettatore medio, a suo dire troppo umorale. Eppure Medusa, leader d'un mercato irto di problemi, non molla e rilancia. Forte d'una messe di premi prestigiosi soltanto Indivisibili ha ricevuto sei David di Donatello; due Nastri d'Argento e sei candidature; otto Ciak d'Oro, un Globo d'Oro e quattro premi alla Mostra di Venezia e di conferme recenti quali L'ora legale di Ficarra&Picone (10.290.460 euro al box office), la società capitanata da Giampaolo Letta scommette sul tricolore. Ed è tutto italiano il listino 2017-2018 presentato ieri all'Aventino dall'amministratore delegato del gruppo, in compagnia di Carlo Rossella a officiare il rito dei bilanci estivi. Da Massimo Boldi, nel cinepanettone Natale da chef (dal 14 dicembre), diretto da Neri Parenti, all'atteso Made in Italy (da febbraio) di Luciano Ligabue, in lavorazione a Reggio Emilia e idealmente conclusivo della trilogia del rocker, comprensiva di Da zero e dieci e Radio Freccia, fino al surreale Riccardo va all'inferno, musical di Roberta Torre in odore di passerella al Lido, il nostro cinema viene al primo posto.
«Lo spettatore è sempre più selettivo e ciò porta a premiare soltanto film-evento. Né è giusto conferire unicamente ai film di Sorrentino ogni risorsa economica. Ma dobbiamo fare autocritica: non è colpa di Netflix o della televisione se il pubblico si sta spostando dalle sale a un altro tipo di fruizione. Il nostro sforzo è quello di lavorare sulla qualità e sulla diversità dei generi, cercando nuove storie e qualità di scrittura. Girano tante storie, ma se non le si scrivono bene le belle idee restano tali», spiega Giampaolo Letta, ribadendo come il cuore del film sia la sceneggiatura. E se occorre aspettare il 2019 per il prossimo film di Checco Zalone, che sente la responsabilità d'essere traino d'un settore in affanno, è pronto il thriller La ragazza nella nebbia del giallista Donato Carrisi, pure autore dell'omonimo bestseller (Longanesi) dal quale trae la sua sceneggiatura: Toni Servillo indaga sulla scomparsa della lentigginosa sedicenne Anna-Lou, mentre Jean Reno e Alessio Boni si aggirano tra fossi e ghiacci alpini. Per gli amanti delle tinte forti, la rilettura, in forma di musical, dello shakespeariano Riccardo terzo reca la firma di Roberta Torre e il protagonismo di Massimo Ranieri, che canta alla Tom Waits. Un film rutilante, che ha buone chances d'andare al festival di Venezia.
Ma è la commedia il caposaldo distributivo: da Caccia al tesoro di Carlo Vanzina, con i collaudati Vincenzo Salemme, Carlo Bucciosso e Max Tortora a industriarsi intorno al tesoro di San Gennaro a Matrimonio italiano di Alessandro Genovesi, focalizzato sulle unioni civili gay (nel cast Diego Abatantuono, starring un padre che si crede liberale, salvo sorprendersi quando il figlio gli porta il suo promesso sposo), fino a Una festa esagerata di e con Vincenzo Salemme, che riprende la sua piéce teatrale. Insistere sul made in Italy, fin qui bocciato, potrebbe risultare rischioso. Tanto più se Medusa «viene scoraggiata a investire nel cinema: i vari strumenti tra tax credit e contributi automatici premiano i soggetti dipendenti, con crediti al 30% del film, penalizzando gli indipendenti come noi», sottolinea Letta, riflettendo sul fatto che Medusa deve rinunciare alla proprietà dei film distribuiti, in virtù d'una «concorrenza sleale». Anche perché, con un listino intorno ai 30 milioni di euro, il manager si sarebbe aspettato «un incentivo a investire di più». Meglio puntare su The Place di Paolo Genovese, con i nostri attori più bravi.
Tempo di vacche magre, però: negli ultimi otto mesi, su 243 film in circolazione, soltanto 26 hanno incassato più di un milione; 36 tra un milione e 100mila euro e tutti gli altri sotto i 100mila euro. Eppure, rimane Il vizio della speranza, umana abitudine a cercare il bene, come s'intitola il drammatico film del napoletano De Angelis, che stavolta parlerà di riconciliazione. Aspirando alla Croisette.
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