Lo annuncia lui stesso. «Ora mi occuperò del cielo degli uomini». Intendendo che negli ultimi tempi si è occupato di «Dante e della sua opera che illustra il cielo di Dio», senza dimenticarsi di tirare ugualmente fulmini e saette ai peccatori che lui metterebbe direttamente all'Inferno. Comunque, ora che Benigni è tornato tra noi poveri mortali dopo le peregrinazioni tra i canti della Divina Commedia, può ficcare tutte le dieci dita nella marmellata. Non poteva capitare in un momento migliore la sua rentrée su Raiuno, lunedì in prima serata, con lo show dedicato alla Costituzione, La più bella del mondo. Con tutto quello che sta capitando sotto il cielo italiano, il comico toscano sta sbavando. Pare che Monti l'abbia fatto apposta a dimettersi pochi giorni prima della sua nuova apparizione. Uno scherzetto fin troppo facile per lui prendere in giro Berlusconi e compagnia... Già ce l'immaginiamo le sue battute: «un giorno dice che si candida e l'altro no, poi va al Ppe e nessuno se lo fila, poi dice viva Monti e poi abbasso Monti e intanto si va a caccia di Ruby, oh ma la polizia, carabinieri, esercito, in caccia, per tutta Italia, per l'America, le Indie, oh ma on la si trova da niuna parte...» E poi, per par condicio, ci mancherebbe, un passaggio su Bersani impaurito dal «ragazzino» Renzi, per virare su quel poveraccio di Maroni rimasto solo col vessillo di Alberto da Giussano dopo le figuracce di Casa Bossi... In effetti c'è di che ridere: passando in rassegna articolo per articolo, come non trovare spunti per raccontare la Costituzione tradita, accartocciata, calpestata... «In questo particolare momento storico aggiunge infatti il premio Oscar ci stiamo tutti un po' perdendo, bisogna riscoprire chi ci ha indicato e illuminato la strada con delle regole semplici». Poi, nella seconda parte dello show, il comico si rilasserà raccontando le fasi storiche che hanno portato alla scrittura della Carta e ricordando i padri fondatori. Ovviamente nel contesto di una scenografia bellissima, con cento metri cubi di legno, in diretta dallo storico Teatro 5 di Cinecittà, con un pubblico composto da ragazzi. A cui spiegherà come la «Costituzione ancora respira, come la cupola del Brunelleschi: sono così belle e tuttora vivono».
Insomma, se tutto andrà come previsto, si alzerà un gran polverone e la Rai si troverà per l'ennesima volta sotto una tempesta di strali per non aver saputo garantire la par condicio. Soprattutto dopo l'intemerata della Littizzetto che lunedì scorso ha dato il via alle danze degli «sfottò» contro l'ex premier dopo un anno di astinenza che ha portato quasi sul lastrico i comici nostrani. Risultato: grande audience (si spera in un 40-42 per cento di share e 12 milioni di spettatori medi), forti introiti pubblicitari, solita delusione del popolo dei moderati. Per la cronaca la serata costa 1,8 milioni di euro, una cifra che in un momento di crisi pare uno sproposito, ma che bisogna come sempre raffrontare a quanto fa incassare. Un'operazione ben orchestrata dal produttore Lucio Presta, con tanto di benedizione del presidente Napolitano e visita (ieri mattina) al Colle, in compagnia di tutti i vertici Rai.
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