Da Scampia con furore Il judoka Maddaloni vince l'oro a "Pechino"

Il campione che, con Massimiliano Rosolino, ha conquistato Bangkok: "Ho dato voce agli sport minori e al mio quartiere"

Da Scampia con furore Il judoka Maddaloni vince l'oro a "Pechino"

Quella di Marco Maddaloni e di Massimiliano Rosolino non è soltanto la vittoria di uno show televisivo, ma anche una piccola rivincita degli sport che nell'Italia dominata dal calcio vengono ancora considerati «minori». Maddaloni, campione di Judo e Rosolino, oro olimpico di nuoto, formano la coppia degli «sportivi» che l'altra notte hanno trionfato nel lungo viaggio di Pechino Express: ottomila chilometri di marcia attraverso splendidi paesaggi dal Vietnam fino alla Thailandia, passando per Cambogia e Lahos.
Una vittoria meritata, a scapito delle modelle Ariadna Romero e Francesca Fioretti arrivate seconde, ottenuta non solo grazie alle capacità fisiche e all'abilità dimostrate, ma anche alla simpatia. Insomma, sembravano due attori nati: Totò e Peppino, ha osato definirli qualcuno. In effetti, Max&Marco parevano due amiconi in gita goliardica. Ancor più quando li si incontra di persona: inarrestabili, spumeggianti, carichi a mille. Anche loro, insieme agli spettatori, hanno saputo di aver vinto solo l'altra sera mentre suonava il gong finale: il programma è registrato e per non rovinare la suspence la produzione (la Magnolia) ha voluto tenere il segreto. «Né noi né le modelle sapevamo chi era arrivato primo al traguardo - racconta divertito Marco - Ci hanno fatto girare due scene: una in cui esultavamo per la vittoria e l'altra in cui ci disperavamo per la sconfitta. E noi, da bravi attori, abbiamo eseguito. Poi ci siamo infilati nella notte di Bangkok per divertirci, comunque fosse andata. Invece Ariadna e Francesca ci sono rimaste male e non hanno voluto festeggiare. Tanto a noi che c'importava, non ci siamo mai amati, anzi...».
Marco, eccitato per lo scintillio della ribalta televisiva, torna con i piedi per terra appena si ricorda chi è e da dove viene. «Questo programma ha fatto conoscere a molta gente un povero scemo che si allena sette ore al giorno per tenere alta la bandiera dello sport e del Judo - si infervora - Se aspettassi di sentir parlare di me nei programmi sportivi, potrei diventare vecchio: non dedicano spazio a discipline povere di soldi come la mia, neppure quando vinciamo gare importanti. C'è voluto un reality come Pechino per farmi conoscere». E, soprattutto per far conoscere la sua famiglia. Marco, ex campione nazionale assoluto e campione europeo, appartiene a una lunga tradizione judoka: suo fratello Pino è stato oro olimpico di Sydney 2000, sua sorella Laura è pluricampionessa italiana e moglie del pugile Clemente Russo. E, soprattutto, il padre Gianni è un'istituzione di Scampia, il tristemente famoso quartiere di Napoli, dove da anni cerca di tenere aperta una palestra. Per gli scugnizzi lui è semplicemente «o' maestro», l'allenatore che dà loro la possibilità di togliersi dalla strada, dalla droga, dalla malavita e rifugiarsi nello sport. Una speranza per non finire arruolati nella manovalanza della camorra. «Mio padre - racconta ammirato Marco - accoglie chiunque. E non fa pagare quasi nulla. Massimo venti euro al mese. Altrimenti i ragazzi non potrebbero permetterselo». Una realtà a rischio chiusura tutti i mesi, scarseggiano i finanziamenti, quei pochi che ci sono arrivano a gocce, il Comune pieno di guai fa fatica a dare un mano, anche se manda lì gli adolescenti in difficoltà e pure i detenuti con progetti di recupero. «Spero che la visibilità che mi ha dato Pechino serva anche alla palestra di mio padre, magari qualche imprenditore apre il portafogli».
La storia di Gianni Maddaloni è diventata anche un film tv, L'oro di Scampia: appena finito di girare e diretto da Marco Pontecorvo, andrà in onda in febbraio su Raiuno. Protagonista Beppe Fiorello, «bravissimo nei panni di mio padre», sottolinea Marco. Un film un po' anti-Gomorra, che vuole raccontare la parte onesta della gente di Napoli: la municipalità ha infatti dato il permesso di girare a Scampia, cosa che non era accaduta per la serie di Sky, «lì si mostravano solo i delinquenti», ha detto Gianni.
Ma, ora, è il momento d'oro del figlio, Marco. Il suo prossimo obiettivo è là, nel 2016: le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Chissà che riesca a replicare l'impresa del fratello. «Dopo l'infortunio al ginocchio, mi davano per spacciato. La direzione della Nazionale di Judo mi aveva già dimenticato. Ma ce l'ho fatta, sono tornato e ho ripreso a vincere, grazie a un magnifico medico, all'aiuto della polizia penitenziaria, di cui faccio parte, di mia madre e di mia zia, che mi guarda da lassù».

E, già che ha dimostrato di avere confidenza con le telecamere, a Marco piacerebbe continuare anche con la Tv. Il sogno? «Un documentario su di me, come quello girato su Alessio Sakara, il pugile e campione d'arti marziali pure lui concorrente di Pechino». E, poi, se mai rifaranno l'Isola dei famosi... «sono a disposizione».

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