Schwarzy armato fino ai denti negli Usa sconvolti dalle stragi

Arriva in Italia "The Last Stand". Un film d'azione divertente e riuscito ma forse lontano dallo spirito dell'epoca. E gli incassi non decollano

Schwarzy armato fino ai denti negli Usa sconvolti dalle stragi

«Come ti senti, sceriffo?». «Vecchio». È in questo botta e risposta nel film The Last Stand. L'ultima sfida (dal 31,con 300 copie distribuite da Filmauro) il nocciolo del ritorno di Arnold Schwarzenegger al cinema d'azione che lo fece grande negli Ottanta, quando l'ex-governatore della California dall'accento austriaco competeva al botteghino con Sylvester Stallone e Bruce Willis. Nessuno dei tre ha eredi («strafelice di non avere eredi», ride la star) e, infatti, eccoli ancora a darci dentro, per mantenere eserciti di figli naturali, legittimi e legittimati oltre a squadrette di ex-mogli assatanate che fanno shopping a Rodeo Drive.

Nel classico film da gennaio, quando lo schermo è stanco e gli servono un po' di vitamine, ecco Arnie - 65 anni, massa muscolare ancora tonica e un bel po' di cerone sul viso ritoccato - esibirsi nello scolastico action-movie del sudcoreano Kim Jee-Woon (Il Buono, il Matto,il Cattivo) al debutto hollywoodiano. Dove l'ex-bodybuilder, che dal 2003 al 2011 ha fatto il politico «dalle 7 del mattino alle 7 di sera», dice lui senza rimpianti, inscena il tipico duello americano: buono (lui) contro cattivo (il narcotrafficante Cortez, alias Eduardo Noriega); sceriffo campagnolo (sempre lui) contro agente FBI (Forest Whitaker); piccolo paese contro la mala globalizzata.

Nello scorso week end, The Last Stand ha incassato 6,3 milioni di dollari al botteghino Usa: bazzecole, se consideriamo i 44 milioni totalizzati da Terminator 3. Vedremo su piazza italiana cosa accade. Fatto sta che Schwarzy ha il suo pubblico,soprattutto tra i giovani tarantinati, ai quali piace l'idea splatter d'un quarto di bue usato come bersaglio per imparare a tirare col pistolone (terrificante quel pezzo di carne sul cappello d'un tiratore), o la vecchietta che, al grido di «violazione di domicilio!» spara col fucile al mascalzone intruso in casa sua, finendolo.

Però tutto questo ambaradam di mitragliatrici, fucili, pistole e vario armamentario pesante che rutila con gusto nel western del «James Cameron asiatico» (così Schwarzy), irrompe in pieno dibattito sulle armi. Dopo la strage dei bambini a Sandy Hook, a Natale, e quella di quattro giorni fa, nel New Mexico, L'ultima sfida non tira forse la volata alla lobby della National Rifle Association, quella NRA che Obama (a parole) sostiene di combattere? «Questo è intrattenimento, un film d'azione tradizionale, con una vena comica. Questione separata dalla realtà. Sulle armi io sto con Obama. Certo, una vecchietta ottantenne, che si vede aggredita con un'arma pesante, prende la situazione in mano e risolve la situazione.

È divertente vedere la vecchietta che spara e risolve il problema», replica l'attore, che all'inizio del film appare imbolsito e rallentato, visto che sceglie di fare lo sceriffo di campagna a Sommerton, nel deserto vicino a Las Vegas, dopo qualche brutta disavventura con pezzi da forca di città. In vestaglia e con gli occhiali, quando deve leggere, Ray è panzoncello e rampogna i ragazzi del tiro al bersaglio: «Ce l'hai la licenza per quel mostro?», chiede a uno di loro, indicando un'anima di revolver. Ma quando il lattaio di Sommerton vien fatto fuori dai gangster del fuggitivo Cortes, che s'avvicina al confine messicano a 320 all'ora, tenendo in ostaggio una pupa dell'FBI (di fatto, sua complice), le cose cambiano. E torna Schwarzenegger/Terminator: grandi esplosioni, inseguimenti adrenalinici tra i campi di grano, corpo a corpo da videogioco.

«Sono felice d'essere tornato in Italia: manco da quando venivo per le gare di body building, o a girare film», scandisce l'ex-marito fedifrago di Maria Shriver, rampolla Kennedy che non gli ha permesso di tornare a casa, dopo la scoperta d'un figlio di Arnie con la cameriera, nonostante i loro 26 anni di matrimonio e 4 figli. «Sono molto più contento d'essere tornato a fare l'attore: preferisco lo show biz all'arena politica.

Da governatore della California avevo a che fare con incendi, tumulti in prigione, terremoti, senzatetto. Meglio il tradizionale action-movie». Tanto più che al Caffè Roma che il divo frequenta a Los Angeles e dove lo riverivano, di recente una donna gli ha detto «pig», porco, nel silenzio generale.

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