Sciascia, consigli a un giovane poeta

Così il grande scrittore «indirizzava» il suo compagno di scuola Vilardo

Felice Modica

Non è vero che si cambia. Restiamo sempre gli stessi, solo che, crescendo, impariamo a nascondere le nostre debolezze. Da giovani, sui banchi di scuola, ancora non sono state approntate le difese del tempo, manca la malizia e la corazza che protegge noi adulti dalla nostra stessa natura umana di animali sociali. Siamo vulnerabili, esposti. E i ritratti dei nostri compagni saranno tra le ultime cose che dimenticheremo, quand'anche dovesse ghemirci quel mostro chiamato Alzheimer...

Non occorre scomodare Cicerone per affermare la straordinarietà di una vera amicizia nata sui banchi di scuola. Straordinaria in quanto fondata su reali affinità elettive e non sulla convenienza. Perché un amico vero delle elementari o dei primi anni del Liceo resterà tale per tutta la vita; a volte anche oltre.

È il caso di Leonardo Sciascia (1921-89) e Stefano Vilardo (1922). Di Racalmuto il primo, di Delia il secondo. Due piccoli comuni in provincia di Caltanissetta. Alle scuole elementari del capoluogo nasce il loro sodalizio. Si frequentano, comprano libri in società, hanno entrambi velleità letterarie che coltiveranno, com'è noto, con risultati non propriamente sovrapponibili.

Sciascia, prima vicino a Pci e poi radicale, diventerà il grande scrittore che conosciamo e una fra le coscienze critiche del '900; Vilardo, di estrazione cattolica, resterà un valido intellettuale di provincia. Le differenti fortune non costituiscono però un ostacolo al protrarsi di un'amicizia sincera, che dura fino alla morte di Leonardo e continua nel ricordo dell'ultranovantenne Stefano.

Oggi la casa editrice De Piante pubblica sei lettere di Sciascia all'amico, inedite finora in volume, risalenti agli anni giovanili: Nessuno è felice: tranne i prosperosi imbecilli. Lettere a Stefano Vilardo (1940-1957) (pagg. 32; euro 30; postfazione di Beppe Benvenuto e Giancarlo Macaluso; sovraccoperta d'artista di Ferdinando Scianna). Si tratta di una preziosa edizione numerata, che risponde ai tre criteri cui si ispira questa piccola e raffinata casa editrice: bellezza, rarità, non riproducibilità. Il che trasforma un libro in oggetto da collezione e, fra tanto generale pessimismo, indica anche una strada al futuro dell'editoria...

Sciascia e Vilardo si scambiarono molte lettere; qui però si è scelto di far parlare solo Sciascia. Che è affettuoso, disponibile, ma anche severo e prodigo di consigli. «Quando comincerai a sentire che scegliere una parola e farla poesia è più faticoso di un qualunque lavoro normale, allora vuol dire che hai qualche speranza per diventare poeta».

Come notano Benvenuto e Macaluso nella postfazione, in un'altra, celebre lettera a Guttuso, Sciascia scrive che la qualità di un'amicizia non implica per forza costante identità di vedute. Sebbene non lo citi espressamente, si riferisce proprio a Vilardo.

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