Alla scoperta della «scatola sonora» di Savinio

«Ha in orrore la giacca; si mette davanti al suo strumento in maniche di camicia; è un singolare spettacolo vederlo dimenarsi, urlare, fracassare i pedali, descrivere mulinelli vertiginosi, lanciare pugni nel tumulto delle passioni, e dopo ogni pezzo, asciugare il sangue che colava dai tasti». Il pianoforte come auto-sacrificio umano? No, solo un concerto a Parigi di Andrea De Chirico, giovane musicista italiano, in procinto di trasformarsi in Alberto Savinio (1891-1952). Era un concerto «incerista». Musica «senza polifonia», «disarmonizzata». Musica che manda in estasi i futuri surrealisti e Guillaume Apollinaire, il quale ammira in Savinio musicista un poeta-pittore-drammaturgo (e aggiungiamo scrittore), una figura di artista multiforme, degna del Rinascimento toscano.

Grazie a NoMus, chi vuole scoprire Alberto Savinio «Coacervo di talenti» ha ancora tre appuntamenti a Milano: alla Sala Arte Povera del Museo del '900 con la lettura di brani di Scatola sonora; a Casa Boschi, il 7 marzo, con il pianista Vincenzo de Filpo che esegue i Chants de la mi-mort; e il 14 marzo al Chiostro Vinchi del Piccolo Teatro con la proiezione di due opere dell'artista onnicomprensivo: Alcesti di Samuele, regista Giorgio Strehler e La morte di Niobe, regista Filippo Crivelli.

Sicuramente dalla scatola sonora di Savinio usciranno curiosità, «strane ed enigmatiche» e saette che scuotono il pubblico con lo «choc dell'inatteso».

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