Cultura e Spettacoli

Lo scrittore guerriero che odiò la modernità

Lo scrittore guerriero che odiò la modernità

Siamo a Berlino, il 26 ottobre 1929, nel carcere di Moabit, cella 396. Ernst von Salomon è in prigione, per gli attentati collegati alla rivolta dei contadini nello Schleswig-Holstein. Ormai lontano dalla lotta politica diretta, Von Salomon scrive a Jünger: è l'inizio di un rapporto intellettualmente prolifico. A breve arriverà il capolavoro letterario di questo scrittore combattente: I proscritti (1930). I soldati perduti, il breve saggio, di cui anticipiamo un estratto in questa pagina, è frutto diretto del legame di von Salomon con Jünger, che lo invitò a dare un contributo al lavoro collettivo da lui diretto, Krieg und Krieger (Guerra e guerrieri). Assieme ad altri due racconti, di quello stesso periodo, è raccolto nell'omonimo I soldati perduti appena pubblicato per i tipi di Oaks. Sono testi strettamente legati a I proscritti e aiutano a capire come sia nato il meglio della produzione di von Salomon (1902-1972). E soprattutto aiutano a capire un'epoca. Lo scrittore era nato in una nobile famiglia tedesca cosmopolita, i suoi risultati scolastici mediocri spinsero i genitori a inviarlo in collegi militari dove c'era il meglio della formazione prussiana. Un insegnamento che fece presa in maniera profondissima sul giovane Ernst. Che vide il crollo della Germania, dopo il Primo conflitto mondiale, come una ferita a tutto ciò che vi può essere di più sacro.

A partire dal 1919 von Salomon entrò nel Corpo Franco del capitano Liebermann, che operò contro l'Armata Rossa nelle regioni baltiche. È l'inizio di una militanza, con radici all'interno di una destra conservatrice, che non avrà simpatie per il nazismo e nemmeno per Weimar (lo scrittore fu coinvolto nell'attentato a Walther Rathenau). Von Salomon credeva in un nazionalismo spirituale e individuale. Immaginava l'azione politica, sulla scia di Hugo von Hofmannsthal, rivolta a conquistare lo spazio etico della nazione. Ciò lo portava a una lontananza di fondo dalla vocazione di massa del nazionalsocialismo. «Le masse non hanno in sé alcuno slancio, e quando... vogliono organizzare la rivoluzione, organizzano al massimo una casta di burocrati». Nello scrittore la prospettiva veniva, prussianamente, rovesciata: depositario della sovranità è lo Stato. A marcare la distanza dal nazionalsocialismo erano inoltre i riferimenti a razzismo e darwinismo, visti da von Salomon come estranei alla Kultur tedesca. Prussiani per lui si diventava, non si nasceva.

E prussianamente si lottava senza speranza nei Freikorps.

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