«Flaubert non avrebbe mai accettato di presentare Madame Bovary in televisione. Si sarebbe opposto con tutte le forze».
Franco Fantini, invece, scrittore di una certa fama, quel privilegio non poteva permetterselo. Doveva andare in onda, in diretta, nel programma di Fabrizio Sampieri, per lanciare il suo ultimo romanzo, «Lo show della fanciulla». Fantini aveva azzardato un tentativo di rinuncia, odiava quel mondo fatuo della tv, ignorante, superficiale. La televisione non la seguiva mai, talvolta, dopo aver spento l'audio, guardava solo le figure, ma l'Editore era stato chiaro.
«Dopo tanti rifiuti, Sampieri ha accettato di parlare del tuo nuovo romanzo, la sua è l'unica trasmissione che fa vendere, subito, almeno 30.000 copie. Non fare il ragazzino, devi andare in onda a Milano, e basta».
Fantini non si perdonava di aver accettato il viaggio, disdegnava che il suo corpo venisse trasportato nello spazio da mezzi superveloci come treni e aerei. Approdò distrutto come se ogni chilometro avesse torchiato il suo corpo. Adesso poi che aveva superato gli ottant'anni il trasbordo era stato un supplizio.
«Mancano 10 minuti alla messa in onda».
Tra un istante le truccatrici si sarebbero accanite sulla sua testa pelata riempiendola di cipria rosa. Avrebbe avuto un attacco di allergia e si sarebbe presentato sconvolto e con gli occhi rossi all'incontro con Sampieri. Dopo 18 romanzi ne aveva fatte di interviste televisive, sempre catastrofiche, spesso si bloccava con pause imbarazzanti, per questo era sorprendente che il top dei top dei presentatori, gli dedicasse ben 15 minuti. L'Editore era stato chiaro:
«Ricordati che anche i grandi conduttori televisivi hanno un punto debole, basta cercarlo, e io l'ho trovato».
Sampieri aveva la fama di essere incorruttibile. Che cosa era intercorso tra i due?
Fantini fu trascinato nella rampa di lancio, a pochi metri dalla poltrona dove si sarebbe seduto per l'intervista. Guardò con curiosità la valletta, una bella ragazza, ampia, scollata. Per un attimo si smarrì nella sua bellezza. L'aggressione del sesso ultimamente era molto più inquietante, effetto della senilità. Lei gli sorrise ipocrita, mesi e mesi trascorsi allo specchio e dal dentista per essere così adeguata. L'arrivo delle due truccatrici gli riportò addosso la paura di esserci. Non poteva più scappare. Incipriato come un vecchio nobile del Settecento si presentò in onda. Un'intervista cordiale. Si capiva che Fabrizio Sampieri era costretto da qualcosa. Fingeva, con quell'aria ingenua, da Stan Laurel, di ascoltare tutto, diligenti le domande, retorico come sempre, ma Fantini intuì che qualcosa non andava per il verso giusto. Il conduttore aggiungeva dettagli che non erano nel romanzo. Si parlava di uno scenario di montagna ma la storia si svolgeva al mare, discettava di un amore tra un uomo e una donna matura invece la protagonista era una diciottenne, al centro ci aveva infilato un omicidio che non era stato mai scritto. Aveva forse sbagliato scaletta? Di quale libro stava parlando? Fantini ebbe un momento di spavento, non poteva smentire in diretta il grande conduttore, né alzarsi e bloccare la trasmissione. In quel frangente sorrise ebete, come una valletta, ma nel tumulto dei pensieri campeggiava un fatto incontrovertibile: quel Fabrizio Sampieri non aveva letto il suo romanzo. Parlava a vanvera, tanto per riempire lo spazio. Forse voleva far sapere al pubblico che era stato costretto all'intervista, e per ripicca si dissociava, narrando storie inesistenti. Un'offesa inammissibile. Fantini si rianimò, recuperò la sua vena rupestre, vissuto da bambino in montagna, cresciuto negli spazi della libertà e del coraggio. Flaubert, come avrebbe risposto a un simile oltraggio? Che strategia avrebbe eseguito? Gli occhi, nel primo piano, si accesero di una luce demoniaca.
«Carissimo Fabrizio Sampieri io sono venuto qui nella sua trasmissione perché so che si pratica l'audacia, si affrontano tutti i temi, anche i più pruriginosi».
Fece una pausa teatrale che gli riuscì benissimo, poi architettò una storia lì per lì. Il pezzo mancante del suo romanzo, quello che non c'era.
«Mi chiedo perché lei non mi parli della quattordicenne Marianna che è stata concupita e stuprata da Antonio lo zio ottantenne. Un atto di pedofilia drammatico che è la parte centrale del romanzo. Perché me la trascura?».
Fabrizio Sampieri afferrò il ghigno da faina, capì in quel momento che poteva far spiccare il volo all'Auditel.
«Ne avrei parlato dopo, non possiamo censurare mai un autore, è un argomento scottante, ma sono anche le pagine più belle del romanzo, scritte con arte e delicatezza».
Fantini continuò a trascinarlo nell'inganno.
«Ho voluto essere cauto, non ho usato parole che potessero declinare nella volgarità. D'altra parte è una grande storia d'amore, la vergine Marianna dopo essere stata deflorata si è persa nella passione. Secondo lei, io che ho ottanta anni, potrei amare una quattordicenne e esserne ricambiato?».
Il pubblico che sino allora era deviato su altri pensieri, s'inchiodò su Fantini. Fabrizio Sampieri non mollò l'osso, lo scorticò per ben quaranta minuti sforando sulla scaletta. Fantini avrebbe voluto fermarlo, urlargli che era un bugiardo, ignorante, che quella storia non stava nel suo romanzo, ma la situazione si era compromessa in modo irresponsabile. Il conduttore approfittò di tutto, raccontò la carne fresca e candida di questa giovane ragazza, le membra vecchie dello zio lubrico. Tutto procedette nel verso dello show. Fantini era imbambolato dal suo gioco di perdizione, come se fosse in estasi, l'età e il contesto gli avevano fatto perdere il senso del tempo. Si ritrovò sul taxi mentre la radio parlava del suo libro con accenti entusiasti, già annunciava che una parte del romanzo era così scabrosa che anche il Vaticano stava pensando di scomunicare l'autore. Rita, l'addetta stampa che lo accompagnava in taxi gli confidò:
«Sei stato bravo Fantini. Quel pezzo anch'io l'ho ritenuto il momento più bello del tuo romanzo, hai fatto bene a parlarne».
Anche lei non lo aveva mai letto.
Nei giorni successivi tutti i giornali e le tv esaltarono la parte mancante de «Lo show della fanciulla», analizzarono, criticarono, dibatterono sui pro e i contro. Fantini che si era imposto il silenzio, aveva sperato che una vocina timida osasse dire: «Nel romanzo di Fantini non c'è alcun stupro, né uno zio pedofilo. Quella parte di cui tutti parlano non esiste».
Un'attesa inutile. Primo in classifica, scomunicato dal Vaticano, centomila copie vendute in pochi giorni. Nel pieno del successo Fantini fu convocato dal presidente del premio Arpia. Grande professore, emerito che lo accolse con tutti gli onori. Il dialogo fu confidenziale.
«Complimenti, il suo romanzo l'ho letto tutto d'un fiato, è il capolavoro di quest'anno. Voglio che lei vinca il premio Arpia e le garantisco che nel comitato cercheremo di evitare le reazioni di questi cattolici. Io la difenderò mettendo a disposizione tutti i voti degli amici. Che storia d'amore commovente! Sa, alla mia età è bello tuffarsi, con incoscienza, nel sogno di una passione con una splendida adolescente. Grazie».
Un mese dopo Fantini, («L'autore che tratta l'audacia con le mani di un santo» come aveva scritto un noto critico) si ritrovò nel grande anfiteatro dove fu proclamato vincitore assoluto. Risultato record per il premio Arpia, 398 voti. Fu l'incoronazione ufficiale, anche se Fantini più che un re si sentiva un usurpatore. Ma il destino aveva voluto così.
L'Editore che aveva preteso si facesse «Lo show della fanciulla 2» non confessò mai con quale merce di scambio avesse convinto Sampieri a ospitarlo nel suo show.
Restò un segreto. Anche Fantini si portò nella tomba il suo mistero, quello della parte mancante, pensare che chiunque avrebbe potuto scoprire l'inganno. Sarebbe bastato leggere il suo romanzo, «Lo show della fanciulla».
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