Se le serie televisive diventano una cosa seria

Le serie televisive sono una questione sempre più seria. Infatti ogni tanto anche questa rubrichina abbandona la cronaca o il commento di quello che arriva sul piccolo schermo e si dedica ai saggi, sempre più numerosi, che ormai trattano le fiction come argomento di tutto rispetto. Una nuova declinazione dell'arte cinematografica e un vero specchio dei tempi.

Capita anche questa settimana, perché è da pochissimo arrivato in libreria il saggio di Gianluigi Rossini Le serie TV (Il Mulino, pagg. 216, euro 14). Si tratta di un lavoro molto serio e completo, l'editore ha una lunga tradizione di pubblicazioni accademiche, che ricostruisce tutta la storia di questo genere televisivo. Rossini, che è ricercatore all'università dell'Aquila, analizza in modo particolare il valore della ripetitività, della serialità appunto, nelle serie. Quindi anche se regala al lettore un bel percorso per capire come le fiction si siano evolute dai primordi ai giorni nostri la parte più interessante dell'agile librino è senza dubbio l'ultimo capitolo: «La serietà della serialità». Per dirla come l'autore, la serie televisiva nel tempo ha fatto lo stesso salto che nell'Ottocento ha fatto il feuilletton trasformandosi in romanzo. E dal romanzo la serie ha ereditato «ampiezza dell'universo narrativo» e «lenta costruzione di un mondo».

Ecco, quando siamo spaparanzati sul divano e ci stiamo godendo la seconda stagione di Fargo e qualcuno ci rampogna che perdiamo il nostro tempo, altro non c'è da fare che andare alla libreria, sempre più impolverata, e impugnare il saggio di Rossini. Ora che siamo intellettuali «seriali» è certificato e sdoganato.

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