Senza pudore ma con classe Ornella Vanoni si racconta

"Senza fine" di Fuksas indaga da vicino (molto vicino) il passato e il presente di una grande diva

Senza pudore ma con classe Ornella Vanoni si racconta

Venezia. Giornata di ritratti di grandi italiane e italiani ieri alla Mostra del Cinema di Venezia con la proiezione di La musa inquieta - Marta Marzotto di Massimiliano Finazzer Flory e Ennio di Giuseppe Tornatore, monumentale - 150 minuti - e commovente omaggio a Ennio Morricone le cui note proprio ieri sono risuonate alle esequie ufficiali di Jean-Paul Belmondo a Parigi.

C'è però un lavoro che nasce come un documentario e si trasforma in un corpo a corpo tra la regista e la sua «vittima». Cosa forse più che naturale quando si parla di Ornella Vanoni che ha donato generosamente il suo corpo a Elisa Fuksas in Senza fine, presentato alle Giornate degli Autori: «L'idea di un film su Ornella Vanoni mi è stata proposta dal produttore Malcom Pagani. Abbiamo pensato quindi di portare Ornella Vanoni in una località termale senza tempo per trasformarla in una sirena», dice Elisa Fuksas che, figlia dell'archistar Massimiliano, mantiene nelle sue opere uno sguardo ragionato sugli spazi in cui si muove. Ma il soggetto, scritto dalla regista con Monica Rametta, si trasforma in un agguerrito «battibecco» tra le due: «In effetti le chiedevo di fare cose inaudite come se avesse 20 anni. Poi quando mi ha detto: Puoi essere pure un talento ma se hai poco coraggio non ce la farai, è scattato l'orgoglio e mi sono buttata. Il film è l'esplorazione di un mito raccontato anche in sua assenza. Una sera le ho detto: Non vuoi scendere? Bene continuo senza di te».

Alle terme di Castrocaro, nella zona Health Clinic, Ornella Vanoni si concede con generosità alle riprese, minuziose e ravvicinate sul suo corpo anche in costume, insieme alla sua barboncina nera Ondina che, appena può, si tuffa nella piscina. Ma poi la grande interprete inizia a fare le bizze, per una certa stanchezza e anche perché le riprese durano un po' più di quello che era previsto nel contratto. Così entra in scena lo stesso Pagani, che con Tenderstories, Wildside e indiana ha prodotto il film, per convincerla a continuare il lavoro: «Io generosa? Ho creduto di morire nel film ma non sono morta e ora sono qua», dice la cantante che il 22 settembre compirà 86 anni. La parte della sua trasformazione in sirena, metafora di «una creatura fantastica fatta di voce e sogno, destinata all'eternità», la vede immersa sott'acqua nella piscina delle terme con vicino, per sicurezza, i sommozzatori. Una prova di fiducia nei confronti della regista: «Elisa Fuksas è una ragazza, una donna intelligente, forse ancora più matta di me tanto che ho pensato, se è già così adesso figuriamoci alla mia età».

Nello studiare un mito, la regista si interessa molto al suo corpo come se, con l'esplorazione somatica, si riuscisse a restituire l'intimità: «Mi interessava chi è Ornella Vanoni oggi. Anche per questo c'è la sua nudità un po' ostentata nel film. Ma è l'Ornella di sempre, spudorata, libera, ironica, bella e strana, perché è sempre stata una strana bellezza, non canonica», dice la regista che, a sua volta, si era messa a nudo nel suo precedente «iSola».

Poche, per fortuna, le interviste agli amici musicisti come Vinicio Capossela, Samuele Bersani e Paolo Fresu con la cui tromba Ornella si accompagna a cappella, mentre lo spazio è sempre occupato solo da lei, la Vanoni che ben conosciamo e che oggi è tutta pro vaccino, «dovrebbe essere obbligatorio», e Green Pass ma è sempre caustica come quando dice di essere «molto spudorata perché ho fatto l'amore con le luci accese, con il sole, nell'androne di un portone».

Lei che, struccata, urla nel film di essere «un cesso» ma che poi ricorda con dolcezza i suoi amici brasiliani come Vinicius de Moraes o Toquinho «che ti riempiono la vita ma poi vanno via ed è come se non ci fossero mai stati», oppure i suoi amori, come Strehler o Gino Paoli che «tutti mi dicevano essere un frocio che scriveva cagate. Era tremendo a suonare e suona ancora male. Ma la canzone mi sembrò stupenda». «E cos'è successo quando lo hai incontrato»?, le chiede la regista, «E beh, è successo un casino». Senza fine. PArm

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