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«Senza quei dannati numeri faremmo programmi peggiori»

Incredibile, non doversi svegliare e prendere nelle mani tremanti quei numerini che hanno fatto venire molti mal di pancia, decretato successi e insuccessi, fatto saltare direttori e gettare in prostrazione conduttori e attori che si sono visti chiudere gli show o le serie. Per due settimane non si conosceranno i dati Auditel. «Che meraviglia, per noi tutti poveri conduttori!», esclama Massimo Giletti al sentire la notizia. E lo afferma uno che in 25 anni di carriera (da quando giovane praticante controllava gli share di Mixer di Giovanni Minoli, ad oggi che con l' Arena ne conquista una gloriosa media del 20 per cento) coi famigerati «dati d'ascolto» ha sempre avuto un buon rapporto. Ma è inutile negarlo, dopo quanto successo in Auditel (che potrebbe portare anche a una sospensione della rilevazione): «Se mi dicessero che l'annoso rito delle dieci del mattino, quando noi tutti controlliamo chi ha vinto e chi ha perso, non esistesse più, sarebbe più che la fine di un incubo. Sarebbe una resurrezione». Soprattutto a livello umano: «E chissà quanti conduttori in difficoltà correrebbero subito ad accendere due o tre ceri alla Madonna». Ma non basta: «Si verificherebbe un'immediato calo nella vendita di digestivi, amari, ansiolitici». E la liberazione non risolleverebbe solo chi solitamente combatte con percentuali in picchiata: «Io stesso che sono stato fortunato, e l'ultima clamorosa sconfitta l'ho subita solo cinque, sei anni fa, mi sentirei molto più sereno. All'ansia che mi piglia dal momento stesso in cui finisce ogni puntata dell' Arena , fino a quando l'Auditel del lunedì mattina mi tranquillizza, non mi sono mai potuto abituare». Anche se pare che non a tutti il terrificante rito faccia lo stesso effetto: «Non potrò mai dimenticare la telefonata che Maria De Filippi mi fece quando, un paio d'anni fa, una mia serata musicale su Mino Reitano battè di poco la semifinale di Amici . Lei mi chiamò e si complimentò. Generosità alquanto rara». Ma, se non ci fosse più l'Auditel, lei cosa manderebbe in onda in prima serata? «Una nuova edizione di Indietro tutta di Arbore».

Il miglioramento, riflette con più calma Giletti, sarebbe però solo psicologico. «Non credo a chi imputa all'Auditel l'abbassamento qualitativo dei programmi tv. Anzi: senza quel pungolo - malefico quanto si vuole, ma utile - la qualità peggiorerebbe». Ma come? Se sono anni che tutti accusano l'Auditel di svilire in tv creatività e cultura ? «È vero il contrario. L'assenza dell'Auditel sarebbe come il sei politico a scuola. Quando andavo al liceo la legge Misasi stabilì che non si poteva dare meno di sei. Risultato: nessuno di noi studiava più».

E se all'Auditel si sostituisse, come molti invocano, il leggendario «indice di gradimento»? «Mai i pubblicitari investirebbero milioni basandosi solo sul “gradimento“ di un programma». Dunque, «meglio l'Auditel che niente...»

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