"The Sessions", un film che è un "memento vivere"

Una pellicola che affronta il tema delicato del sesso dei disabili in maniera acuta, spontanea e consapevole e che sa commuovere senza rinunciare a un irresistibile umorismo agrodolce

"The Sessions", un film che è un "memento vivere"

"The sessions" è uno di quei film che restano addosso; uno di quelli la cui visione non è facile, perché ti prendono a pugni sorridendo gentili e riescono perfino a divertirti; uno di quelli la cui ricchezza ti tornerà nella mente e nel cuore quando più ne avrai bisogno. Basato sugli scritti autobiografici di Mark O'Brien (John Hawkes), poeta e giornalista californiano vissuto in un polmone d'acciaio dall'età di sei anni a seguito di un attacco di poliomielite, il film narra di come a un certo punto della sua vita Mark abbia sentito il bisogno di liberarsi della verginità. Dopotutto è alla soglia dei quarant'anni; è un uomo intelligente, ironico e, nonostante la malattia, di bell'aspetto; essendo cattolico praticante, Mark in quel periodo usa il tempo in cui gli è concesso di stare fuori dal suo scafandro d'acciaio, ossia tre o quattro ore al giorno, per andare in barella dal suo confessore, Padre Brendan (William H. Macy). Mentre il sacerdote lo aiuta ad aggirare gli impedimenti posti dalla religione a quel che si è convinto di fare, Mark si organizza e trova una terapeuta, Cheryl Cohen-Greene (Helen Hunt), che in sei sessioni lo aiuterà fisicamente a esplorare la sessualità e ad avere un rapporto completo.

Malgrado i temi trattati da questa pellicola, handicap, sesso e religione, siano delicati ed insidiosi da affrontare, Ben Lewin è riuscito a girare un'opera speciale, di candore e onestà unici, pregna di un ottimismo dolceamaro. Sensibilità e tenerezza illuminano continuamente i momenti più crudamente realistici, che sono mitigati oltretutto da tocchi di sagace umorismo.

John Hawkes è bravissimo nei difficili panni del protagonista, ma lo è ancora di più Helen Hunt in quelli della partner "surrogato". La Hunt interpreta in maniera indimenticabile Cheryl, una quarantenne con marito e figlio adolescente, sfacciatamente a suo agio con una professione tutt'altro che banale e che la vede "agire" da nuda. Si tratta di una donna che incarna tutte le potenzialità positive del femminile; è empatica, solare, delicata e accogliente. La sua gentilezza d'animo la rende assai più vicina a una figura angelica che ad una iniziatrice sessuale. Inevitabile candidare all'Oscar una performance attoriale così coraggiosa, incantevole e toccante.

Una sceneggiatura superba rende vivace e potente un film che non nasconde nulla dietro falsi pudori, rifugge da volgarità e pietismo, inneggia alla vita e al superamento degli ostacoli.

Anche se "The Sessions" parla di disabilità fisica, allude ad una verità molto più scomoda della realtà mostrata: la sola cosa che rende veramente invalido l'essere umano è la paura. Per questo motivo tocca nel vivo ogni spettatore, perché denuncia alla nostra coscienza che pochissimi potranno dire di aver vissuto in pienezza come O'Brien, e che rispetto a lui siamo forse tutti mentalmente paralitici.

Come se non bastasse, la vita di Mark allude con garbo al fatto che la chimica sessuale, nel far innamorare una donna, conti molto meno dell'alchimia mentale e del contatto spirituale.

Da vedere se cercate un "memento vivere".

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