Dopotutto c'è proprio bisogno di Gianni Morandi. Ottimista, sì, ma con quell'«ottimismo creativo» (il presidente Napolitano dixit) che in questo momento è il disperato appiglio dei più. «È una predisposizione d'animo che aiuta a costruire» ha spiegato lui ieri arrivando quasi di corsa davanti a un muro di fotografi: «Ma come, non c'è neanche Belèn e voi siete qui lo stesso?» ha sghignazzato subito. Gianni Morandi è al top del suo morandismo: asciutto, ecumenico, un filo nostalgico. Ma comunque positivo. E difatti il suo primo disco di canzoni inedite dopo sette anni si intitola Bisogna vivere, che è il proseguimento ideale del sanremese «stiamo uniti» nonché il trampolino dal quale partiranno i due concerti del 7 e 8 ottobre all'Arena di Verona in diretta su Canale 5 ed Rtl 102.5: «Voi ci ridete su ma io sono emozionatissimo».
Scusi Morandi, così emozionato anche dopo oltre mezzo secolo di carriera?
«Avere alle spalle un'orchestra da cento elementi non è così facile, specialmente dal vivo. E poi non sarà uno show tv ma un autentico concerto in due sere: venticinque canzoni a sera per un totale di cinquanta».
Si dice degli ospiti.
«Ci sarà Ennio Morricone. Ho avuto la fortuna di iniziare la mia carriera con lui, allora aveva 33 o 34 anni e ha costruito per me circa 60 arrangiamenti fino a C'era un ragazzo. E' benvenuto e magari accennerà anche a una sua opera».
Rita Pavone?
«Esce con un disco nuovo, non canta dal vivo da nove anni, spero di convincerla».
Raffaella Carrà e Cher?
«Senz'altro ci saranno».
Un omaggio a Lucio Dalla?
«Lo penso ogni volta che salgo sul palco»
Fiorello?
«Ho invitato tanta gente e, tra questi, anche lui. Mi ha detto: no dai, vieni tu all'Edicola. Vedremo: certo se poi arriva all'Arena mica gli dico di no».
Manco a Celentano lo direbbe.
«Lui è venuto da me al Festival , io ho resistituito il favore cantando con lui all'Arena di Verona. Ma non siamo una coppia fissa come Gianni e Pinotto».
Però siete due simboli della storia musicale del Dopoguerra.
«Io sono molto orgoglioso di essere italiano. Noi siamo capaci di giocare all'attacco ma non sappiamo fare squadra, ci manca il collettivo».
Perciò durante il Festival diceva sempre «stiamo uniti»?
«Spero che oggi si continui a farlo. Anche politicamente. Mi piacerebbe che Enrico Letta andasse avanti. Il nostro è un paese che merita la Serie A. Di certo per rimanere in prima categoria l'Italia ha un compito più difficile di quello del mio Bologna...».
A proposito, nel nuovo disco lei canta per la prima volta in emiliano.
«Bellemilia è un brano composto dall'emergente Gianluca Taddia ed è ispirato dal terremoto che sconvolse la mia regione. Lo canto con il Coro della parrocchia di Poggio Renatico, in modo da rendere meglio che posso l'atmosfera della mia terra ferita».
L'ha scelto su Facebook.
«Ho ricevuto oltre 350 proposte di canzoni».
Il tradizionalista Morandi su di un social network?
«Ho trovato interessante il gioco di Facebook. Lo seguo. Lo uso. E mi accorgo che anche le grandi agenzie di stampa o le televisioni riprendono le notizie o le foto che trovano a mio nome. Quindi Facebook mi piace molto. Per ora».
Nel disco (che ha una bella sferzata di energia) ci sono brani di grandi autori come Pacifico, Alloisio e Saverio Grandi. In più Gianluca Grignani partecipa a Prima che tutto finisca.
«Diciamo che dopo sette anni durante i quali ho fatto tutt'altro (presentatore, attore) sono tornato a fare il mio mestiere. Ero un ciabattino di provincia, sono diventato cantante e a 68 anni mi sento ancora bene quando penso di esserlo».
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