Cultura e Spettacoli

La sfida di Shyamalan: "Con Glass chiudo la trilogia dei supereroi"

Il regista con Bruce Willis e Samuel L. Jackson racconta la normalità di vicende straordinarie

La sfida di Shyamalan: "Con Glass chiudo la trilogia dei supereroi"

E se i supereroi esistessero davvero e fossero nascosti in mezzo a noi? Il regista M. Night Shyamalan ha iniziato a rispondere a questa domanda diciotto anni fa, con Unbreakable, Il predestinato, quando Bruce Willis, unico sopravvissuto in un incidente ferroviario, scopre di avere dei poteri sovrumani. Nel 2016 Shyamalan ha proseguito a sorpresa con Split, con James McAvoy nei panni di Kevin e delle altre sue 23 personalità. Ora, con Glass, il regista mette la parola fine alla trilogia.
«Non credevo ci sarebbe voluto così tanto tempo ha spiegato il creatore del Sesto Senso . Il progetto originario era di fare tre film ma dopo il primo, per 14 lunghi anni ho abbandonato ogni idea. Con Split ho ritrovato il tono giusto per ricominciare e chiudere con Glass».
Dal 17 gennaio nei cinema italiani rivedremo quindi Bruce Willis nei panni di David Dunn e Samuel L. Jackson in quelli di Elijah Price, noto anche con lo pseudonimo di «l'Uomo di Vetro». A loro si uniranno i protagonisti di Split: James McAvoy alias Kevin Wendell Crumb e le sue altre ventitré personalità, tra cui la feroce Bestia, insieme ad Ana Taylor-Joy, unica sopravvissuta proprio alla Bestia.
«Da bambino volevo volare o stare sott'acqua come Aquaman spiega Samuel L. Jackson -: c'è sempre la speranza di essere di più di quel che sei. Nel nostro film però c'è una differenza rispetto agli altri comics. Spiderman e gli altri vivono in un mondo in cui altre dimensioni e i superpoteri sono accettati e compresi. Nel nostro no. Se una persona dice: sono a prova di proiettile, nessuno gli crede, ed è qui che entra in gioco Sarah Paulson».
La new entry decisiva è infatti la terapista Ellie Staple, psichiatra specializzata in pazienti convinti di essere personaggi dei fumetti: secondo l'esperta, Kevin, Elijah e David credono di avere dei superpoteri per superare i traumi del loro passato. «Pensavo a questi tre seduti ha spiegato il regista -, e davanti a loro volevo che ci fosse una donna forte pronta a sfidarli per mettere in luce le loro contraddizioni. Sarah Paulson era l'unica, la migliore».
L'attrice, icona di American Horror Story, ringrazia: «Ho accettato senza aver letto il copione. Volevo lavorare con Shyamalan da tempo e questo personaggio è avvincente: è forte, pragmatica, circondata da uomini che comanda e la mente è il suo potere più grande. Fino a poco tempo fa un'attrice di 44 anni avrebbe ricevuto proposte ben diverse, una moglie o una madre magari, ma non un ruolo così centrale in un thriller action».
La performance più avvincente è quella di James McAvoy, che per dare vita a ventiquattro personaggi diversi salta da un accento all'altro con l'abilità di un paroliere, cambia espressione, movimenti e persino muscoli in pochi secondi. «Per diventare la Bestia mi sono allenato duramente per cinque mesi, un'ora al giorno - ci racconta con il suo vero accento, quello scozzese - e ho seguito una dieta ferrea sotto la guida del migliore, Magnus Lygdback, un vero vichingo che in quanto a muscoli e alimentazione sa il fatto suo».
Chi sono i veri eroi oggi?, chiediamo al cast. «Difficile da dire risponde Samuel L. Jackson . Direi gli umanitari, le persone che si preoccupano per gli altri, che abbandonano le loro comodità per aiutare gli altri a sopravvivere». Per McAvoy, invece, hanno il volto delle infermiere e dei medici che si prendono cura dei bambini e i soccorritori d'emergenza, mentre Shyamalan ha le idee chiare: «I cattivi sono abbastanza ovvi ha risposto sorridendo - sappiamo i loro nomi, sono i leader del nostro mondo. Credo però che gli eroi ci siano davvero. Noi abbiamo una fondazione con cui supportiamo leader e progetti emergenti che cambiano il mondo. Poi ci sono anche esempi di quel che vediamo nel film: ricordate quella mamma che ha sollevato l'auto per salvare il figlio? Attorno a noi accadono cose straordinarie».
Occhi aperti, allora..

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