Parla Ray Liotta: "In Shades of blue incarno il lato oscuro della legge"

Nella serie l'attore è un tenente corrotto che ha alle calcagna una talpa dell'Fbi (nientemeno che J.Lo)

Parla Ray Liotta: "In Shades of blue incarno il lato oscuro della legge"

Segreti, bugie e il lato oscuro della legge. Oltre ovviamente a Jennifer Lopez e Ray Liotta. Sono questi gli ingredienti della serie Shades of Blue che andrà in onda su Premium Crime, da domani, ogni giovedì in prima serata.

La trama, tratta da un romanzo di Michael Rudolph, è quella di un poliziesco a tinte forti che strizza l'occhio a un classico cinematografico come Serpico di Sidney Lumet. La detective Harlee Santos (interpretata da Jennifer Lopez) si barcamena tra il tentativo di far rispettare la legge e il fatto che lei e i suoi colleghi per avere una vita decente finiscono per chiedere il pizzo ai piccoli criminali. Ma è un confine sottile. Troppo. Il capo della Santos, il tenente Bill Wozniak (Ray Liotta), spinge ogni giorno la linea dell'accettabile un po' più in là. E la stessa Santos, madre single che spende cifre folli per assicurare un futuro migliore alla figlia, finisce col farla grossa: copre un collega che ha sparato ad uno spacciatore disarmato. Andrebbe tutto già abbastanza male così se non arrivasse l'Fbi che mette sotto controllo la squadra e, con il ricatto, cerca di trasformare la detective Santos in una talpa.

Come si vede gli elementi di questo poliziesco, che si porta dietro anche gli echi di un classico come Hill street blues, sono assolutamente dei classici del genere. Ma in questo caso sono stati shakerati proprio bene. Si viene risucchiati dal ritmo veloce delle indagini ma anche dal lato privato dei vari personaggi, tutti tratteggiati in chiaro scuro. Una scommessa vinta, sia per successo di pubblico negli Usa sia perché è stata già commissionata la seconda stagione, soprattutto per J.Lo. Per il ruolo ambiguo della detective Santos non bastava essere bella e famosa, bisognava riuscire a spingere il piede sulla recitazione. C'è almeno in parte riuscita, e tra l'altro, se c'è qualche legnosità nell'interpretazione, scompare via via che la serie procede.

Ray Liotta nella sua interpretazione dell'ambiguo e luciferino tenente Wozniak ingrana la quarta sin da subito. Un attimo è una figura quasi paterna che fa di tutto per proteggere i suoi agenti, un secondo dopo è un corrotto che pensa ai soldi, e un attimo dopo un giustiziere fuori di testa che impone alla città una legge personale e crudele.

Liotta, sul suo personaggio, dice a il Giornale: «È un personaggio unico. Ha creato attorno a sé un ambiente ambiguo. Tutti i membri della sua squadra hanno fatto qualcosa di male. Ma lui li ha salvati e così gli sono fedeli. Nel bene ma anche nel male... Sono tutti sull'orlo di un crinale e possono precipitare da un lato o dall'altro. E il personaggio interpretato da Jennifer Lopez viene costretto dall'Fbi a fare una scelta netta, anche se per lei Wozniak è come un padre». E questo giocare sull'ambiguità è secondo Liotta uno dei meriti maggiori della trama: «Il motivo che mi ha spinto a interpretare Shades of blue è proprio il plot. Quando l'ho letto sono rimasto stupito di quanti livelli avesse, di quante cose ci fossero dentro...». E si è anche spaventato: «Il punto di domanda era Jennifer: non sapevo come avrebbe potuto lavorare ad un ruolo così serio, contando che era anche la produttrice della serie. Sapevo però che è intelligente e che le sfide fanno per lei... Allora mi sono detto: dai, proviamoci. E sono contento di averlo fatto... Questa serie è come i Soprano però i personaggi sono poliziotti». A fare contento Liotta è che la maggioranza delle scene di esterno siano davvero state girate a New York: «Abbiamo per lo più girato a Brooklyn e nel Queens. Questo fa sì che davvero la città sia uno dei protagonisti della serie. Ed essendo io del New Jersey mi ha fatto piacere tornare a casa...».

Il pubblico italiano si sentirà meno a casa, ma probabilmente non tarderà a

familiarizzare con questi poliziotti «cattivi», eppure con un lato umano. Tanto che perfino alcune delle scene sexy, messe lì perché, insomma, J.Lo è pur sempre J.Lo, potrebbero sembrare un inutile diversivo (anche ai maschietti).

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