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"Sharp Objects" racconta il lato oscuro del Midwest

Gillian Flynn mette in scena il terrore muto di una città dove i bambini spariscono nel nulla

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Cicatrici. Ognuno ne ha. Alcune più visibili, altre meno. Lo sa bene la giornalista di «nera» Camille Preaker. Ha il corpo pieno di tagli. E sono solo il riflesso dei danni più profondi che segnano la sua personalità. È scappata lontano dalla sua cittadina d'origine, dalla sua famiglia, da un'ingombrante sorella morta. Ma a volte andarsene non basta. Non è che la sua vita, cronista in un piccolo giornale di Chicago, sia particolarmente felice o riuscita. Anzi. Meno male che il suo capo, Frank Curry, la protegge e la tratta un po' come la figlia che non ha avuto. Però è proprio Frank a chiederle di tornare a «casa», a Wind Gap ,per scrivere su due omicidi inspiegabili. Camille accetta nonostante sappia che il ritorno non può far altro che ridestare i suoi incubi. Ma del resto è il suo mestiere... E poi alla fine c'è qualcosa che la chiama nella vicenda di queste bambine rapite, strangolate, e a cui poi sono stati strappati tutti i dentini. E così si trova, di nuovo, a confrontarsi con sua madre, algida e perfetta, con un patrigno debole, con una sorellastra travolta dall'adolescenza, e con una città dove tutti hanno paura ma la nascondono sotto il tappeto. Parte da qui il romanzo Gillian Flynn Sharp Obiects che ritorna in Italia per i tipi di Rizzoli e da cui è stata tratta una omonima serie televisiva che arriverà sugli schermi da settembre.

Non si può svelare troppo per non fare danno al lettore/telespettatore. Però si può arrivare a dire che il libro è una discesa inquietante nel Maelstrom delle emozioni umane. Nessuna banalità del male, semmai l'incredibilità del medesimo. In una piccola comunità, dove tutti conoscono tutti, la cosa più facile è, spesso, fingere di non vedere. Sperare che il cattivo arrivi da fuori. Ma quasi mai è così. Il thriller della Flynn mette in luce quei meccanismi profondi che rendono le piccole città degli Usa le location perfette per violenze familiari, bullismi, razzismi sotterranei. Per carità, nessun pippone moraleggiante. Al suo posto una descrizione asciutta e cruda a cui l'aggiunta di una trama thriller, che ha le sue necessità, finisce per sposarsi bene.

Con un bell'equilibrio tra la scuola dell'hard boiled e il giallo più psicanalitico. Speriamo che la serie sia allo stesso livello del romanzo. Per ora godiamoci questo. Con una certezza: quando chiuderete il romanzo non riuscirete più a guardare una casa per bambole allo stesso modo...

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