Cultura e Spettacoli

La Sicilia di Germi tra mafia e boom economico

In un libro le pellicole «isolane» del grande regista e il suo ruolo di attore

Marco IaconaSensibilissimo Pietro Germi, come una pellicola cinematografica. Stimato non quanto meriterebbe pur avendo costruito momenti di vero cinema: il meno celebrato tra i narratori di vizi (tanti) e virtù (poche) delle italiche genti. Un libro appena uscito per Algra editore, scritto da Lorenzo Catania Sicilia terra di elezione. Viaggio nel cinema siciliano di Pietro Germi passa in rassegna la parte migliore della sua arte, dedicata alla Sicilia. E non risparmia le sorprese.Sono cinque i film siciliani di Germi. Girati tra il 1949 e il 1963. Noti agli appassionati. In nome della legge, Il cammino della speranza, Gelosia, Divorzio all'italiana, Sedotta e abbandonata. Lavori che si giovano delle incoerenze di una terra che converte in oro le proprie contraddizioni. Il modo migliore par di capire per raccontare un'Italia traboccante di carenze. Figuriamoci cosa avviene nel periodo in cui la terra dei padri si lascia alle spalle il passato contadino. Un paese che cresce in maniera irregolare, con la stragrande maggioranza degli uomini intenti a costruire morali proprie. A far da «mediatrice» la certezza di una legge abitualmente svuotata del significato di pubblico principio.A proposito di tradizione. C'è la mafia (In nome della legge è una pellicola che ha ispirato perfino Sciascia) che intesse rapporti col potere, economico e politico. Nel 2008 l'onnipresente Andrea Camilleri tuonava contro chi «romanzava» le storie di mafia, colpevole a suo dire di nobilitare protagonisti e vicende. Questione di punti di vista, controbatte Catania. Una morale buona avvolge In nome della legge, tratto dal romanzo autobiografico Piccola pretura del magistrato Guido Lo Schiavo: l'idealistica intransigenza del protagonista e il desiderio di veder la mafia uscire di scena.Sulla via degli apprezzamenti le pagine circa i rapporti con Fellini. Il riminese fu tra gli sceneggiatori di Germi ma criticò citando Gary Cooper il suo ruolo di attore. Tanto da muoversi per riflesso condizionato alla scoperta del suo Cooper. A goderne fu l'alter ego Marcello Mastroianni. Ci stupisce Catania quando tenta un ardito parallelo tra Germi e Antonioni. Artigiano e tradizionalista nei modi e nei temi il primo, intellettualista e visionario fino all'irriverenza il secondo. Entrambi trattarono temi attinenti alle nuove generazioni e a una classe operaia ritta sulla soglia del boom economico. Anni nei quali non pochi cercarono di capire cosa stesse diventando o cosa fosse già questo disgraziato paese.Una curiosità infine. Una foto del 1941 riprodotta in apertura e scattata a Palermo, smentisce una dichiarazione dello stesso regista. Lui diceva di non essere mai andato in Sicilia prima dei sopralluoghi per In nome della legge. Andò in altro modo. L'immagine, un quadretto familiare, è tratta da un volume curaro da Orio Caldiron, Pietro Germi.

Le cinéma frontalier.

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