Se un uomo è «descritto» dalla sua biblioteca, non c'è dubbio che il presidente della Repubblica francese, François Mitterrand, sia stato un socialista di letture raffinate e vedute molto ampie. Mitterrand era un bibliofilo. Nel 1990 donò circa ventimila volumi preziosi alla mediateca di Nevers. Tenne per sé un migliaio di libri ai quali evidentemente attribuiva un significato importante per la sua biografia e forse per quella della nazione che fu chiamato a guidare senza interruzioni dal 1981 al 1995. Quest'ultimo, privatissimo fondo sarà venduto all'asta, a fine ottobre, presso la sede parigina di Piasa. Così ha deciso il figlio di Mitterrand, Gilbert. Il catalogo dell'asta ha permesso al quotidiano Le Figaro di sbirciare tra gli scaffali del presidente. Cosa ha trovato? Sorpresa. Mitterrand aveva una predilezione piuttosto marcata per gli scrittori di destra o anche di estrema destra. Roba che in Italia nemmeno si pubblica perché gli editori hanno ancora paura di essere etichettati come cattivoni.
Tra gli autori «proibiti» troviamo Robert Brasillach (Come passa il tempo...), fucilato per collaborazionismo col nemico nazista. C'è anche Les Deux Étendards, romanzo capolavoro del maledetto Lucien Rebatet, feroce antisemita e collaborazionista. Fu condannato a morte poi graziato e inviato ai lavori forzati. Nel 1952 finì ai domiciliari. Due anni più tardi tornò a Parigi. C'è il romanzo Strano viaggio del collaborazionista Pierre Drieu La Rochelle, che si uccise il 15 marzo 1945 per evitare un processo pubblico e il probabile plotone d'esecuzione. Ci sono Jean Giono, sospettato di collaborazionismo, e Jacques Chardonne, collaborazionista. Giono si fece cinque mesi di carcere, per poi uscire con tante scuse. Chardonne, decisamente germanofilo, riuscì a evitare quasi del tutto la prigione. I suoi libri però furono messi al bando. Troviamo poi il reazionario Maurice Barrès con una quindicina di prime edizioni, superato solo dalle trenta firmate dal reazionario Henri de Montherlant e dall'opera quasi integrale di Chardonne.
Per venire al dopoguerra, Mitterrand mostra di gradire i cosiddetti «Ussari»: Roger Nimier, Jacques Laurent e soprattutto Michel Déon. Semplificando, gli Ussari, ognuno per conto suo, puntavano al grande stile del romanzo alla Stendhal, contaminato dalle avanguardie letterarie. Politicamente erano reazionari, quasi tutti monarchici ma non fascisti. In pratica, hanno sostenuto Charles De Gaulle fino alla guerra di Algeria. Se ne allontanarono quando il generale concesse l'indipendenza alla colonia africana. Il romanzo più rappresentativo è L'ussaro blu di Roger Nimier. Nella biblioteca di Mitterrand non mancano André Malraux, Régis Debray, Pablo Neruda, Marguerite Duras, Gabriel García Márquez, Françoise Sagan, François Mauriac e tanti altri che lui e sua moglie Danielle spesso conoscevano di persona. La coppia «presidenziale» infatti amava la compagnia degli scrittori. Ad esempio, Mitterrand andò a trovare Ernst Jünger, padre della rivoluzione conservatrice, a Wilflingen e successivamente lo invitò a Verdun.
L'assenza di qualche nome è significativa quanto la presenza di altri insospettabili. Di Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir, la coppia per eccellenza della cultura francese, non c'è traccia. Eppure Sartre, nel dopoguerra, rimase a lungo l'intellettuale più influente della sinistra francese. Evidentemente, non per il Mitterrand privato. Tra gli autori comunisti, il presidente amava Louis Aragon.
La libreria del presidente evoca le «ombre» della sua biografia. Negli anni Trenta fu vicino a François de La Rocque, il fondatore delle Croci di fuoco, associazione anti-comunista con simpatie nei confronti dei regimi fascisti. Troverà spesso sulla sua strada anche i cagoulards, membri della Cagoule, gruppo filo-fascista. Successivamente fu un solerte funzionario della Repubblica di Vichy. Per i servizi resi, riceverà la più alta onorificenza del regime, la «Francisca». Solo a partire dal 1943, Mitterrand si avvicinò alla Resistenza, lasciando perplesso addirittura Charles De Gaulle.
«La letteratura era ben distinta dalla politica.
Ad esempio, non condivideva le idee di Chardonne ma lo ammirava per le sue qualità artistiche» spiega a Le Figaro Érik Orsenna, scrittore e consigliere culturale del presidente tra il 1983 e il 1986. Il minimo che si possa dire è che Mitterrand era presidente di ottime letture. Quasi tutte di destra o estrema destra.
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