Cultura e Spettacoli

Sofia Coppola racconta la gang di Hollywood che rapinava le starlette

Da una storia vera: le baby criminali di Los Angeles

Una scena del film "The Bling Ring"
Una scena del film "The Bling Ring"

Qualche anno fa, a Los Angeles, un gruppo di adolescenti affascinati dalla popolarità e dalle griffe, si misero, via internet, sulle tracce delle celebrità. Ne individuarono gli indirizzi, si appuntarono i loro spostamenti per tournée, serate, gala di beneficenza e, approfittando della loro assenza, presero a svaligiarne le case. Il risultato fu un bottino di circa tre milioni di dollari in oggetti di lusso: gioielli, abiti, scarpe, accessori. Le vittime si chiamavano Paris Hilton, Orlando Bloom, Rachel Bilson, la gang venne soprannominata «Bling Ring».
The Bling Ring è il nome del film con cui Sofia Coppola ha aperto ieri la sezione «Un Certain Regard», un'orgia di musica per uno stile fra il documentario e il televisivo, che racconta una certa adolescenza statunitense meglio di un trattato di sociologia. Ciò che ne viene fuori è un frullato di salutismo familiare mistico e sballo extrafamiliare anfetaminico, vita in diretta televisiva e vita interconnessa, feticismo da marchio e ansia da celebrità, complesso del gruppo e nevrosi da glamour. Una strepitosa Emma Watson (l'eroina di Harry Potter) riassume al meglio lo spirito di questa banda scervellata che non ha dalla sua nemmeno l'onestà professionale del rapinatore in quanto tale, ma soltanto il desiderio di esserci, di apparire. Una volta arrestata, il suo è il pentimento finto di chi comunque è arrivato all'obiettivo vero: è conosciuta, parlano di lei, rilascia interviste, va in televisione. «Domani mi piacerebbe guidare il mio Paese» dice con voce ispirata.
«Pensavo che Emma fosse perfetta per la parte di Nicki - conferma Sofia Coppola - e contemporaneamente mi piaceva l'idea di mettere una giovane attrice già affermata a fianco di debuttanti, ragazze della stessa età di quelle che nella realtà composero la gang». Al di là dei singoli personaggi, per la regista è però Los Angeles la vera protagonista della storia. «Come città è oggi il cuore della cultura americana. La cultura del tappeto rosso, dei reality familiari, delle grandi dimore, delle luci e delle sollecitazioni, del ritmo ossessivo. È curioso come, una volta arrestati, i membri del Bling Ring siano rimasti sorpresi. Nelle loro teste, non avevano fatto niente di male, avevano cercato, semplicemente, di far parte di quel mondo che Los Angeles quotidianamente gli inviava in casa con un bombardamento a tappeto. Quelle ragazze erano più eccitate che spaventate: erano finalmente famose.

È questo che dovrebbe far riflettere».
SteSol

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