"Soldi dai bin Laden": Carlo di nuovo nel fango

Il principe Carlo è accusato di aver accettato donazioni per la sua fondazione dalla famiglia bin Laden, gesto giudicato inopportuno e nocivo per il futuro regno del figlio di Elisabetta II

"Soldi dai bin Laden": Carlo di nuovo nel fango

Per la terza volta il principe Carlo viene implicato in uno scandalo finanziario legato alla sua fondazione. In questo caso spunta fuori addirittura il nome dei bin Laden, contribuendo a dare un’altra spallata all’immagine già non popolarissima dell’erede al trono e, di riflesso, alla monarchia. Le tre tempeste mediatiche portano a chiedersi se Carlo sia davvero solo spaventosamente ingenuo e sprovveduto, possibilità tutt’altro che remota, ma al tempo stesso desolante perché, alla morte di Elisabetta II, sarà sul capo del principe di Galles che si poserà la Corona d’Inghilterra.

Soldi dai bin Laden

Un nuovo uragano mediatico sta facendo tremare alle fondamenta Buckingham Palace: il principe Carlo avrebbe accettato denaro per la sua fondazione dalla controversa famiglia bin Laden. I fatti, secondo la ricostruzione del Sunday Times, risalirebbero al 2013. Due fratellastri dell’ormai tragicamente noto Osama bin Laden (la mente dietro agli attentati dell’11 settembre 2001), ovvero Bakr bin Laden e Shafiq bin Laden, avrebbero elargito un milione di sterline al Prince of Wales’s Charitable Fund. Sembra che Carlo abbia incontrato a Clarence House uno dei finanziatori, Bakr bin Laden, proprio per discutere della donazione, il 30 ottobre 2013. Due anni dopo la morte del terrorista Osama in Pakistan, per mano delle forze speciali statunitensi. Addirittura il principe avrebbe “mediato” per facilitare il pagamento. Lo staff di Palazzo avrebbe pregato il principe di restituire quei soldi. Se la faccenda fosse divenuta di dominio pubblico, infatti, la rabbia e l’indignazione popolari avrebbero potuto danneggiare irreparabilmente l’immagine di Carlo e dei Windsor. Il nome dei bin Laden è ormai compromesso, benché non risulti che i fratellastri di Osama abbiano mai avuto alcun ruolo in attività terroristiche. Il principe di Galles non avrebbe voluto sentire ragioni, ignorando i consigli del suo entourage.

L’incontro con Bakr bin Laden

“Non ne verrà nulla di buono per nessuno”, avrebbe detto un consigliere del principe Carlo. Frase profetica. L’erede al trono si sarebbe rifiutato di restituire il denaro per evitare l’imbarazzo che questo gesto avrebbe comportato. Però non si sarebbe neanche curato delle conseguenze derivanti dall’accettarlo. Ne sarebbero nati dei dissidi piuttosto accesi con lo staff di corte ma, alla fine, l’avrebbe avuta vinta il futuro re. In realtà sembra che il legame tra Carlo e i bin Laden risalga non al 2013, bensì al giugno del 2001, quando un principe saudita avrebbe presentato all’erede al trono Bakr bin Laden. Mancavano solo 3 mesi agli attentati dell’11 settembre e nessuno poteva prevedere ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Tuttavia il fratellastro di Osama e il principe di Galles si sarebbero incontrati anche il 13 ottobre 2001, cioè un mese dopo gli spaventosi fatti che cambiarono le sorti del mondo. Carlo avrebbe invitato Bakr bin Laden a cena a Highgrove. Come patrono del Centro di Studi Islamici di Oxford l’erede al trono avrebbe voluto affrontare un dibattito privato sulla religione islamica e i bin Laden finanziano un programma di studi nel centro. Nonostante le intenzioni ufficiali, questo presunto incontro risulterebbero comunque molto discutibile. Evitabile, dato il momento storico che tutto il pianeta stava attraversando.

Tutto secondo la legge

La replica di Clarence House è arrivata forte e chiara: “La Prince of Wales's Charitable Fundation ha assicurato che sono state condotte adeguate verifiche con informazioni ricercate [attraverso] un’ampia gamma di fonti, incluso il governo. La decisione di accettare la donazione è stata presa interamente dagli amministratori dell’ente di beneficenza. Qualunque tentativo di suggerire il contrario è ingannevole e inesatto”. La questione, però, sarebbe stata “considerata attentamente” prima di arrivare alla scelta finale. Clarence House ammette la donazione, specificando che è stata effettuata secondo la legge, ma nega con forza il coinvolgimento del principe Carlo, attribuendo la responsabilità dell’intera operazione alla fondazione, o meglio, ai suoi 5 amministratori dell’epoca: la finanziera Dame Amelia Fawcett, l’ex presidente di BT Sir Michael Rake, l’ex amministratore delegato di Barclays John Varley, il segretario privato di Carlo William Nye e l’accademico Kenneth Wilson. Non solo: anche il Ministero degli Esteri avrebbe approvato la transazione di denaro.

Nessun legame con Osama bin Laden

Va precisato che la famiglia bin Laden ha ripudiato Osama nel 1994. Il terrorista aveva circa 50 tra fratelli e fratellastri, ma alla fine degli anni Ottanta il governo saudita gli tolse la cittadinanza, espellendolo dal Paese e Bakr bin Laden lo esautorò dalle società di famiglia. Nel 1991 Osama iniziò il suo esilio, trasferendosi prima in Sudan e poi in Afghanistan. I fratellastri di bin Laden non sono mai stati associati al terrorismo islamico, ma la macchia sul loro onore dopo l’11 settembre è incancellabile. Il corrispondente reale Jonny Dymond ha scritto sul sito della Bbc: “Un insider al Prince of Wales’s Charitable Fund ha detto alla Bbc che ‘i peccati dei padri’, ovvero di Osama bin Laden, non dovrebbero escludere gli altri membri della famiglia dal fare una donazione. Il che ha senso. Ma, ugualmente, il principe Carlo e il suo entourage pensavano davvero che fosse una buona idea prendere soldi dai bin Laden? Pensavano che la cosa non sarebbe mai diventata di dominio pubblico?...Una donazione dai bin Laden, benché lontana dalla malvagità di un figlio rinnegato, si adatta a questo modello di monarchia?”.

Lo scandalo Fawcett

Questa è la terza volta che il principe Carlo e la sua fondazione vengono coinvolti in uno scandalo finanziario. Alla fine dello scorso anno, infatti, l’ex valletto e braccio destro dell’erede al trono, Michael Fawcett, venne implicato nel caso “Cash for Honours” e nel novembre 2021 dovette dimettersi dal ruolo di amministratore delegato della charity di Carlo. Fawcett, secondo un’inchiesta del Mail on Sunday e del Sunday Times, avrebbe aiutato il miliardario saudita Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz a ottenere la cittadinanza britannica e il titolo di Commander of the Most Excellent Order of the British Empire in cambio di 1,5 milioni di sterline, finite nelle casse della Dumfries House e del Castello di Mey, residenze reali gestite proprio dalla Prince’s Foundation del principe di Galles. I giornali avrebbero raccolto anche delle conversazioni e dei messaggi scottanti tra Michael Fawcett e il miliardario bin Mahfouz. In quell’occasione Clarence House scagionò Carlo da ogni responsabilità con una nota ufficiale: “Il principe di Galles non ha alcuna conoscenza della presunta compravendita di onorificenze e della cittadinanza britannica in cambio di donazioni alle sue charity”.

Soldi in busta

Altrettanto clamore suscitò, lo scorso giugno, il secondo scandalo legato alle donazioni: ancora il Sunday Times rivelò che lo sceicco del Qatar Hamad bin Jassim bin Jaber al-Thani avrebbe elargito alla fondazione dell’erede al trono tre milioni di euro tra il 2011 e il 2015. Una donazione effettuata, però, in modo bizzarro: due milioni sarebbero stati sistemati in buste di plastica con il logo dei grandi magazzini Fortnum and Mason, un altro milione sarebbe stato messo in una valigia. Lo sceicco avrebbe consegnato il denaro a Carlo in occasione di alcuni incontri durante i quali due membri dello staff reale avrebbero contato a mano i soldi. Una vicenda controversa anche questa, in cui la modalità di consegna della donazione è piuttosto peculiare. Clarence House si affrettò a precisare: “[I soldi] sono stati trasferiti immediatamente a uno degli enti di beneficenza del principe e sottoposti alle necessarie verifiche". Tuttavia ciò non bastò a ripulire la reputazione del principe: “[L’erede al trono] ha nuovamente dimostrato la sua mancanza di saggezza”, ha scritto il Sunday Times. Un’idea che sembrerebbe riconfermata dall’ultimo “affair bin Laden”.

“Carlo è stato ammonito diverse volte dal principe Filippo di non circondarsi di politici e uomini d’affari controversi e inadeguati”, ha detto Tom Bower. Un consiglio che,forse, il principe avrebbe fatto bene ad ascoltare con attenzione.

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