Ora parla (e suona) a raffica. Ora. Con il nuovo disco che non casualmente si intitola Sunrise, ossia alba. «Rinasco dopo un periodo nel quale pensavo che per me fosse finita: mi consideravano un reietto e si era spenta la luce creativa dentro di me». Giovanni Allevi ha faticato a superare la mitragliata di critiche che lo investì nel 2008. A premere il grilletto fu il violinista Uto Ughi sulla Stampa («Il successo di Allevi? Mi sorprende») e tanti altri presero per bene la mira. Spesso a gratis. Sempre dolorosamente. «Qualcuno mi consigliò persino di andare dall'analista ma ho rifiutato: l'anima sa trovare da sola una soluzione». Poi durante un volo per Osaka si è riaccesa la scintilla e, come dice lui sempre etereo, «la strega capricciosa, ossia la musica, si è fatta di nuovo vedere». Bentornata.
Un incontro decisivo, vero Allevi?
«Eravamo arrivati al punto che mi contestavano non soltanto quelli della cosiddetta Casta, ma persino gli studenti più ideologizzati dei Conservatori».
E lei?
«Io, che per carattere sono pacato e non reagisco, ero andato in depressione. Non ero più in grado di scrivere una nota e non avevo le energie per ricambiare l'affetto dei miei fans».
Paralisi.
«Assoluta. Chi mi incontrava magari non se ne accorgeva, ma il Giovanni Allevi che conoscevano era ormai sparito. Morto per sempre».
Poi.
«Quasi per disperazione ho accettato una tournèe in Giappone. Durante il volo per Osaka, ho avuto un sogno premonitore e mi è venuta a trovare una melodia per violino e orchestra. Mi sono svegliato sudato e stravolto. Ma qualcosa era accaduto».
E quindi?
«Ho trascorso chiuso in albergo tutto il tempo che potevo per venti giorni, impossessato di nuovo dalla mia musica».
Il risultato è il nuovo disco Sunrise, diviso in una Fantasia concertante per piano e orchestra e, appunto, nel Concerto per violino e orchestra in Fa minore La danza della strega.
«Ho incontrato Mariusz Patyra, polacco, giovane, vincitore del concorso Paganini che è il campionato del mondo dei violinisti. Un cavallo pazzo e meraviglioso».
Che cos'è il violino, per lei?
«È rosso come la carne e il sangue. È il tormento».
E il pianoforte?
«È azzurro come l'acqua e il cielo. È l'estasi».
Sunrise è un disco impegnativo eppure agile, con un Allevi che dirige i maestri della Sinfonica del Carlo Felice di Genova.
«Professionisti di altissimo livello. Sono orgoglioso di essere riuscito ad armonizzare loro, il pianoforte e il violino. E di aver dato con questo disco un segnale di positivà che oggi mi sembra più decisivo che mai».
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