Un premio assolutamente meritato. Al Prix Italia, il premio internazionale di Tv, radio e web che si chiude oggi a Roma vince “La mia jungla” di
Giovanni Scifoni nella sezione Web Fiction. Una serie in visione su RaiPlay surreale, irriverente e spassosa che ha spopolato durante il lockdown in cui scherza (anche) sulle difficoltà della convivenza.
Partito dal web anni fa, Scifoni, autore, regista e interprete, è stato cooptato (insieme alla sua famiglia) per uno dei primi esperimenti di serie create
apposta per la piattaforma della tv pubblica. Il premio è uno dei 12 assegnati in questa edizione, la numero 72, che la Rai ha voluto realizzare in presenza nonostante le difficoltà legate al Covid. In gara, il meglio di programmi, serie e documentari da tutto il mondo, con 250 titoli da 65 broadcaster e 38 Paesi. I delegati sono stati accolti al Maxxi di Roma per partecipare a panel, confronti, dibattiti.
Tra gli altri premi assegnati a broadcaster italiani il primo podcast autoprodotto da Rai Radio3, “Labonof - corpi senza nome dal fondo del Mediterraneo”, che vince come miglior Radio documentario e reportage. Il Labanof è il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell'Università di Milano dove si lavora per restituire un’identità a chi, morendo, l'ha persa. Menzione speciale del Premio Signis per “Senza Respiro” di Rai Documentari: andato in onda su Rai2, è un racconto della vita e delle emozioni di medici, infermieri e pazienti e della potenza traumatica
dell’esperienza del Covid19. Menzione speciale anche per TV2000 (unico vincitore italiano nella sezione Tv) e il suo “Benvenuti a casa mia”.
Con “La mia jungla”, Rai Fiction, insieme a Ruvido Produzioni e a Giovanni Scifoni ha offerto una dimostrazione effettiva – commenta il vicedirettore di Rai Fiction, Francesco Nardella – di come sia possibile trasformare la crisi in una grande opportunità creativa portando a compimento (da remoto!) un progetto innovativo, capace di far riflettere oltre la commedia come nella migliore tradizione italiana”.
Si chiude con successo, dunque, questa edizione dell’antico premio (nato nel 1948) che rischiava di non svolgersi quest’anno, come successo per tante altre rassegne.”Un bilancio molto positivo per diverse ragioni - commenta il presidente della Rai, Marcello Foa, a conclusione dei lavori - la prima è la presenza internazionale: abbiamo avuto ospiti di rilievo, molti in presenza. Questo fa onore all'Italia e alla Rai che lo organizza e dimostra che l'audacia della nostra scelta era giusta. Quando noi ad aprile abbiamo deciso di andare avanti lo stesso con il Prix Italia e di farlo in presenza, era veramente una scommessa perché non si poteva prevedere l'andamento del contagio. Inoltre, abbiamo avuto tantissime richieste per partecipare ai panel. Il che dimostra che anche tra il pubblico italiano c'è voglia di tornare a vivere”.
Uno degli incontri più interessanti è stato dedicato al forte aumento di giovani nel pubblico della tv durante il lockdown e al modo di trattenerli.
”I media del servizio pubblico tendono a essere lenti - ha detto nel suo intervento il presidente Foa - perché siamo grandi e strutturati, dobbiamo imparare a diventare dinamici, a reagire velocemente per capire cosa succede. Se lo faremo, rimarremo e saremo apprezzati dalla gente, diversamente ci diranno che i servizi pubblici sono inutili. L’unico modo per evitarlo è essere dinamici e dimostrare come essere interessanti e non conservatori”. E ha aggiunto: “Rai Play è lo strumento per raggiungere i millennials. Per accedervi non è necessario pagare come per Sky o Netflix, si paga il canone, ma è un’altra cosa, poi si guarda ciò che si vuole. E l’offerta è ampia.
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