«Stabat», una supplica che incanta sempre

Fotografia dello Stabat. La preghiera senza tempo di Jacopone da Todi che ha attraversato i secoli. A turno, intorno alle sue parole latine, si sono affaccendati i più diversi compositori e direttori. Stava la madre. Un censimento musicologico delle versioni, dall'antico al moderno, forse non è mai stato. C'è chi ha vergato persino una colonna sonora per una pellicola d'azione. Applicazioni infinite del nostro tempo. Lunedì prossimo, a mettere mano a questo capolavoro del sacro nel modo settecentesco di Giovanni Battista Pergolesi probabilmente il più bello ed emozionante - toccherà alla bacchetta del barocchista Ottavio Dantone. Il «rito» previsto alla Scala di Milano, per omaggiare Claudio Abbado, con protagonista in ripresa post-natalizia la Filarmonica della Scala, fondata proprio del Maestro scomparso e oggi nelle sapienti mani di Riccardo Chailly (in programma anche Pulcinella di Stravinskij e un concerto di Porpora; prove aperte domenica con ricavato allo Ieo). Quanti percorsi, lo Stabat! Non c'è grande penna musicale, o quasi, che non vi si sia cimentata: da des Prés a Vivaldi, da Haydn a Rossini e Verdi, fino al Ventesimo secolo, Poulenc, Part, Kodaly e Bacalov. E anche ai giorni nostri, vedi l'italiano Stefano Lentini per il film The Grandmaster del regista cinese Wong Kar-wai.

Arti marziali e orazione. Si fa ricordare l'esecuzione musicale e vocale, diventata persino virale sul web, del direttore Christophe Rousset con le virtuose: Sabina Puértolas (soprano) con Vivica Genaux (mezzosoprano). Supplica e bellezza.

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