Morire di paura? Roba da pagliacci

"Sin dal giorno delle elezioni le cose sono peggiorate", dice il personaggio interpretato da Sarah Paulson al suo terapista.

Morire di paura? Roba da pagliacci
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Los Angeles - «Sin dal giorno delle elezioni le cose sono peggiorate», dice il personaggio interpretato da Sarah Paulson al suo terapista. «Parla degli episodi di coulrofobia?», risponde l'uomo. Inizia così la settima stagione di American Horror Story, sottotitolo Cult, da venerdì alle 21 anche in Italia su Fox. Coulorfobia è la paura dei clown e quando l'opposizione vuole andarci pesante è proprio ad un clown che Donald Trump paragona.

Eppure Ryan Murphy, il creatore della serie (lo stesso di Glee, Feud e moltissimi altri programmi di successo della tv made in Usa) afferma che, sì, per raccontare un nuovo capitolo della sua saga sulle fobie moderne nella società americana ha tratto ispirazione dalle elezioni presidenziali del 2016, ma che non ha voluto puntare il dito sull'uomo Trump.

Piuttosto si è focalizzato su un certo modo di fare politica. «Il nostro è un discorso più ampio. Raccontiamo di qualcuno che ha la capacità di puntare al cielo un dito, capire immediatamente da che parte soffia il vento e usare questa capacità per prendere il potere, qualcuno cioè che sa usare la vulnerabilità della gente, le paure della massa, per un ottenere il suo scopo». Dopo vampiri, fantasmi, streghe, possessioni demoniache e case infestate, la settima stagione della serie antologica terrorizzerà dunque gli spettatori con i pagliacci e con la politica.

La repulsione di Hollywood per il 45mo Presidente degli Stati Uniti è un dato di fatto. È dai tempi della sua candidatura che Trump è diventato l'obiettivo preferito degli autori della tv satirica d'oltreoceano, dal Saturday Night Live a Stephen Colbert, da Jimmy Kimmel, a Bill Maher. Quello che differenzia American Horror Story: Cult dal resto della tv americana è il fatto che, invece che puntare sull'ironia o sulla semplice critica, punta sui sentimenti dell'ansia e della paura. «Con Trump il linguaggio politico è cambiato molto. Si bada molto meno al dibattito e ai fatti e decisamente di più ai sentimenti. continua Murphy -. Trump parla alla pancia delle persone. Lo abbiamo fatto anche noi, mettendo in scena la paura, penso che sia un gioco ad armi pari, dunque. Sono un democratico da molto tempo e quindi so di essere di parte, ho dato ai miei personaggi opinioni politiche precise e diverse (c'è, nella serie, anche chi esulterà per l'esito delle elezioni, ndr) ma quello che vorrei che passasse è un messaggio più ampio, sulla pericolosità di una società divisiva».

Caty Bates, Jessica Lange, Lady Gaga, negli anni tante star si sono susseguite sul set di American Horror Story. Questa volta Sarah Paulson, che con Murphy ha lavorato molte volte, interpreta una donna nevrotica e piena di paure, le cui ansie di acutizzano nel momento dell'elezione del nuovo presidente. Vede un mondo infestato di clown, ma sarà solo la sua immaginazione?

«E' stato interessante esplorare il terreno delle fobie spiega l'autore - che possono chetarsi nel tempo e poi tornare alla luce in maniera anche esplosiva quando qualcosa succede nella tua vita, qualcosa che riaccende il bottone delle tue nevrosi. Abbiamo cercato di descrivere cosa succede nella mente delle persone quando le paure sono spinte al limite».

Come in ogni horror che si rispetti la tensione è notevole ma non manca la satira.

«È una caratteristica di American Horror Story, vogliamo spaventare ma anche far divertire, o meglio far divertire spaventando. In sette stagioni questa serie ha sempre avuto un elemento di umorismo. Così come sempre, per ogni stagione, abbiamo cercato di raccontare la cultura pop del mondo d'oggi».

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