Cronache

Gli studenti britannici contro Kant e Voltaire: "Bianchi e colonialisti"

Un sindacato universitario vorrebbe toglierli dai programmi, a favore di africani e asiatici

Gli studenti britannici contro Kant e Voltaire: "Bianchi e colonialisti"

Immanuel Kant, si scopre oggi, aveva un difetto: era bianco. Anche Cartesio era bianco. Anche Platone, se qualcuno non ci avesse pensato prima. E Voltaire, padre dell'Illuminismo in un mondo di colonizzatori (bianchi). È un modo, giusto per rimanere nello schema di ragionamento del politically correct, discriminatorio di considerare i filosofi? No. È un modo innovativo, è l'approccio di studenti che «tengono davvero» ai loro studi, alla loro preparazione, al nutrimento delle loro menti (che in effetti sembrano avere bisogno di un po' di foraggiamento, su questo non hanno torto). Gli studenti in questione, gli scopritori dell'indole bianca e colonizzatrice di Kant, Voltaire e di tutti i pilastri della filosofia occidentale, sono quelli che frequentano la Soas, School of Oriental e African Studies, una università di Londra. Il loro sindacato ha promosso una campagna per chiedere che i suddetti pensatori non siano più di rigore nei loro curriculum. O meglio, che siano studiati solo quando «necessario» (ma quando è «necessario» leggere un filosofo, e in relazione a quale obiettivo? E sono gli studenti a stabilirlo?) e, in quel caso, «da un punto di vista critico», per esempio approfondendo «il contesto colonialista in cui i filosofi del cosiddetto Illuminismo scrivevano» («cosiddetto»?); e che, in ogni caso, la «maggior parte dei filosofi» affrontati nei loro corsi siano originari dell'Africa o dell'Asia. Che non siano bianchi. Che non appartengano a quella cultura colonizzatrice che il sindacato ha nel mirino, perché il progetto, ben più ampio rispetto a svicolare banalmente dalla lettura della Critica del giudizio, che comunque non è un impegno da poco, è di «decolonizzare» l'ateneo e «affrontare l'eredità strutturale ed epistemologica del colonialismo» (ma non è che l'aggettivo «epistemologica» appartiene a una tradizione di pensiero bianca e colonizzatrice?).

I quotidiani britannici si sono scandalizzati. E questo, secondo il Guardian è colpa della visione ristretta della «stampa di destra», che se l'è subito presa con i giovani, la generazione snowflake, cioè i «fiocchi di neve» che sono molto correttamente sensibili, che si offendono facilmente, si scontentano ancora prima, e imparano... vabbè, questo è un altro discorso. Di questo si sta già occupando il Governo, con un progetto di legge per l'istruzione superiore che prevede nuovi standard di valutazione degli istituti: al primo posto, la soddisfazione degli alunni. In pratica, le scuole superiori e le università dovranno rispondere alle richieste dei ragazzi, per quanto assurde possano sembrare. E in questo gli studenti della Soas non è che volessero sfigurare, quindi hanno pensato di assestare un bel colpo alla concorrenza, prima ancora di cominciare la gara. Secondo il Guardian, però, gli studenti hanno le loro ragioni: visto che studiano il mondo orientale e africano, «ha veramente senso» che vogliano studiare il pensiero africano e orientale, e non quello europeo. Anzi, «non è chiaro quanto sarebbe perso» (non è chiaro al commentatore, Tom Whyman). Tutto questo «scandalo» sarebbe stato prodotto da «studenti che sono profondamente interessati ai loro corsi e si preoccupano con passione di quello che studiano». Conclusione: «Come educatori abbiamo il dovere di rispondere e nutrire questa passione».

Roger Scruton, il filosofo (bianco, occidentale e pure conservatore, assolutamente non da curriculum della Soas) sul Mail on Sunday ha detto che le richieste degli studenti indicano «ignoranza»: «Non puoi escludere un intero ambito di sforzi intellettuali senza averlo studiato e, chiaramente, loro non hanno studiato quella che chiamano filosofia bianca». Forse un ragionamento troppo (filosoficamente) bianco; la direttrice del dipartimento di studi religiosi e filosofici della stessa Soas ha detto che il punto di vista del sindacato studentesco è «abbastanza ridicolo». Invece una delle vicedirettrici della Scuola ha difeso la discussione «informata e critica» sui programmi, come «parte sana e appropriata dell'impresa accademica». Si dice che uno dei motti di Kant fosse: «Dico solo ciò che penso; ma non dico tutto ciò che penso».

Chissà che cosa penserebbe, a questo punto.

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