Sanremo 2019

Quel suono dei soldi (nostri) a volte stona

Quel suono dei soldi (nostri) a volte stona

Chiuso per ferie. Il Festival ha spento le luci e ha consegnato le buste ai salariati, roba buona, pesante. Paga la Rai, cioè noi. Dicono che sia il bello della diretta, presenti all'incasso i vari Baglioni and friends, i due comici di spalla hanno concluso la loro mission, stando alle voci, non soltanto di corridoio ma anche di salotto, tinello e cucina, pare, sembra, si mormora, si sussurra che a Bisio Claudio vadano euro 400mila ma al lordo. Non male, farebbero 80mila a sera. Approfitto dell'occasione e del tema, una volta per tutte, per chiudere la bocca a quei moralisti che ogni tanto tirano fuori le cifre scandalose percepite dai calciatori, da Cristiano Ronaldo in giù. E vi faccio due conti della serva: 400mila euro alla settimana fanno, per le cinquanta settimane regolari del contratto di un calciatore, 20 milioni annui, sempre al lordo. Ma qui casca l'asino: infatti, bel caso dei comici sanremesi, trattasi di denaro pubblico, della Rai e non di privati, quali sono i club calcistici liberi di spendere e di spandere, finendo spesso sull'orlo della bancarotta. Ora qualcuno ribatte che non c'è scandalo perché certi artisti, conduttori come il Fabio Fazio, attirino gli sponsor e dunque il bilancio viene riequilibrato, anzi si va in attivo. Resta da dimostrare che Bisio o la Raffaele siano altrettanto capaci di essere il miele per le api della pubblicità, ho i miei dubbi mentre sono invece certo che entrambi siano talenti sprecati ma astutamente usati dagli autori di grande prestigio, una mezza dozzina di cervelli fumanti e fumosi, tanti dovrebbero essere, che nulla hanno inventato; se penso al momento agghiacciante de «alla Vecchia Fattoria iaiao» o alla punteggiatura figurata tra i due Claudio, pernacchie comprese, allora quei quattrocentomila provocano davvero uno stranguglione. Ma tanto finché la barca va lasciamola andare, anche il Liga che si presenta vestito da re, seduto sul trono, mica tanto per scherzo, lui comunista sfegatato, antiberlusconiano a prescindere, presuntuoso e arrogante il giusto, dicono anche spigoloso con un paio di lavoratori del Festival (la classe operaia del Ligabue non va in paradiso), lui, dunque, fa parte della stessa combriccola allegra che ha preso parte a Sanremo. La sola pecorella, niente affatto smarrita, è stata la grande Ornella la quale ha ricordato di avere accettato l'invito a partecipare «a gratis», una drittata dei padroni del vapore che poi non hanno più denari, avendoli utilizzati per comici e badanti al seguito. Ma si sa, Sanremo è Sanremo e i soldi non sono tutto nella vita. Contano anche i bonifici.

All'anno prossimo.

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