Pian pianino Elisa diventa un'icona della nostra musica. Passo dopo passo, come piace a lei, senza squilli, senza scandaletti, senza invasioni social. «Sono forte sì, ma anche fragile» come canta nel brano che gira in radio. Ora è in tour (stasera la seconda data agli Arcimboldi di Milano) mentre nei cinema c'è il Dumbo di Tim Burton al quale ha dato voce (doppia Miss Melis) e canzone (Baby mine, il tema portante della colonna sonora). E la Mattel le ha dedicato una Barbie, celebrando quest'artista che è così distante dai luoghi comuni dell'apparenza. E che è così riservata da aver atteso oltre vent'anni prima di parlare di sé in un disco e sul palco. Con i suoi Diari aperti.
In sostanza, cara Elisa, stavolta lei canta di lei.
«Ho aperto i miei diari prima su disco ed ora nel live. C'è un filo conduttore molto solido tra i due progetti. Il concerto è una sorta di video-diario, un percorso tra le pagine della mia musica ma anche della mia vita. Sullo schermo scorrono le immagini di me da ragazzina in giro per il mondo, ma anche i messaggi in cui credo: come quello ecologista di Greta Thunberg e ancora testi, scritti, disegni».
Ma ci sono anche un omaggio a Tonino Carotone e una citazione di Bob Marley.
«Bob Marley è da sempre uno degli artisti che amo di più in assoluto. Di Tonino Carotone mi piaceva la sua positività, ho sempre avuto l'idea che portasse fortuna. Gli ho chiesto un contributo nel disco e mi ha mandato un vocale su whatsapp. Io ho sempre simpatizzato con le persone libere, sono un esempio».
E lei è così libera da fare un tour negli autogrill?
«Ma era un pesce d'aprile».
Qualcuno c'è cascato.
«Non a caso l'appuntamento segnalato era per sabato 31 giugno 2019...».
Ma lei è davvero «Anche fragile»? come canta nel suo nuovo singolo?
«È uno dei testi più intimi del mio disco. Vorrei che tutti ricordassimo che non siamo super eroi perciò non dobbiamo avere paura di mostrare la nostra parte fragile, la nostra parte umana, normale, magari anche noiosa. Io vorrei invitare chi mi ascolta a prendere una penna, scrivere, riscoprire l'umanità in noi stessi. È diventata una grande forza non nascondere la mia fragilità».
A proposito, Elisa, da bambina aveva una Barbie?
«Si, ovviamente ce l'avevo e giocavo anche io con la Barbie, le tagliavo i capelli e la truccavo con i colori indelebili. L'omaggio è stata una cosa surreale, perché non mi sento un'eroina in questo modo. E' stato bello però che la Mattel abbia riconosciuto in me una storia unica e di tenacia. E mia figlia Emma è stata felicissima».
E Tim Burton? Com'è stato lavorare per Dumbo con uno dei registi più imprevedibili in circolazione?
«All'inizio sono andata un po' a tentoni perché abbiamo lavorato a distanza. Quando l'ho incontrato, e mi ha detto che la mia versione gli era piaciuta tantissimo, mi sono sentita in paradiso. Sono rimasta abbastanza fedele al brano originale, il testo è intatto ma l'arrangiamento l'ho reso più gotico, in omaggio a un regista crepuscolare che amo».
Però lei ha collaborato anche con Quentin Tarantino per Django Unchained.
«L'esperienza con Tarantino è stata incredibile perché ho lavorato anche con quel gigante di Morricone. Lui è sempre stato un mio idolo, la musica de Il segreto del Sahara mi ha stregato da quando ero bambina».
Che cosa la unisce a Tarantino e che cosa a Burton?
«A Tarantino forse la sregolatezza, a Burton l'alternanza tra oscurità e colore».
Se dovesse collaborare con un altro regista?
«Oserei sperare in David Lynch».
È di questi
giorni il video dei talebani che frustano donne in burqa perché «colpevoli» di aver ascoltato musica leggera.«Una cosa orrenda e assurda. La musica non è un oggetto del diavolo, ma verità, scambio e aggregazione».
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