Tasse, crisi e politici ladri: tanto vale riderci sopra

Da un improbabile candidato alla Casa Bianca a Paolo Villaggio in versione Beppe Grillo, sono in arrivo commedie contro i partiti

Tasse, crisi e politici ladri: tanto vale riderci sopra

Tanto vale ridere. Vista la reputazione di cui la classe politica gode globalmente, ora, tra disincanto degli elettori e corruzione degli eletti, le campagne elettorali si spostano nei multiplex. Dove non è più il tempo delle Idi di Marzo, severo thriller politico con George Clooney che correva per le primarie nell'Ohio, guidato passo passo dal suo consigliere mediatico Ryan Gosling, pronto a rampognare una giornalista-iena così: «Molly, svegliati cazzo, questo è un gioco duro che non perdona». Sembra piuttosto l'era di N t'uculu, il tormentone di Cetto La Qualunque, il personaggio politico cinicamente qualunquista creato dal comico Antonio Albanese. Che torna volutamente a Natale con Tutto tuttoniente niente - dal 21 dicembre con 500 copie, prodotto da Fandango, Leo e Rai Cinema e distribuito da 01-, formula riassuntiva dell'orientamento ideologico d'una casta insipiente. Già dal titolo, frase di repertorio del personaggio Mino Martinelli, cioè un filosofo contemporaneo cocainomane, che sniffa «idee sintetiche» per elaborare alti concetti intellettuali, l'orientamento è dato. «Voglio continuare a esorcizzare l'Italia di oggi nei suoi estremi, per ridere del momento che stiamo vivendo e in cui siamo tutti a un quarto d'ora dall'esaurimento nervoso», dichiara Albanese, che nel cast furbescamente infila Paolo Villaggio nella parte d'un comico genovese di colpo divenuto Presidente del Consiglio. Allusioni al Movimento Cinquestelle a parte, con il suo leader Beppe Grillo buffonesco anche quando s'industria a fare sul serio, l'idea viene dall'aria che tira. Un'aria di crisi così nera che un lampeggiar di riso ci sta bene. Così Albanese si fa in tre, entrando nei panni del politico Cetto, in crisi politica e sessuale; del secessionista Rodolfo Favaretto, imprenditore fallito, riciclatosi come scafista e del mistico Frengo Stoppato. Tre personaggi che in comune hanno l'identico percorso: dal carcere al Parlamento, «il che non è così inverosimile», chiosa Albanese, forte dei 16 milioni incassati, due anni fa, con la prima uscita del suo personaggio fancazzista e, perciò, vincente.
D'altronde, che si possa entrare in politica ad alti livelli, provenendo dall'anonimato (cfr.Polverini: «Vengo dal nulla e lì posso tornare»), quindi da tutt'altra professione e senza alcuna specifica esperienza di res publica, lo ribadisce ghignando Candidato a sorpresa, in uscita venerdì. Nella commedia satirica di Joy Roach, espertone di commediole come Mi presenti i tuoi? o la serie di Austin Powers, il motto è: «Vinca il peggiore». In piena campagna elettorale americana, quindi, cade a fagiolo The Campaign, titolo originale del film targato Warner, per sghignazzare sulle gaffes degli aspiranti alla Casa Bianca, uno ex-promoter turistico e l'altro un La Qualunque con l'ossessione della chioma a posto. In Rete, per dire le coincidenze, si trova facilmente l'ultimo sfondone di Mitt Romney, che a porte chiuse, a un galà bimilionario degli industriali suoi sostenitori, infilza gli obamiani chiamandoli vittime ed evasori fiscali. Nell'America del politicamente corretto, tutti osservano le regole tranne i politici? La risposta è sì, sostiene Candidato a sorpresa, che per il suo linguaggio scurrile e le situazioni sessualmente esplicite, proprio mentre Obama e Romney se le danno di santa ragione, s'è beccato una «R» dalla censura Usa.
Nel film, assai quotato da Rotten Tomatoes (al 76% del gradimento), Cam Brady (Will Ferrell, attore insignito del Premio Mark Twain per la satira) e Marty Huggins (Zach Galifianakis, comico tv assai noto Oltreoceano) s'infangano a vicenda nel North Carolina: vengono dal nulla, ma guardano a Capitol Hill. Com'è successo a Mitt Romney, ora sulla graticola per non aver pesato le parole davanti ai lobbysti che l'appoggiano, Brady indispettisce una coppia miliardaria sua sponsor, che subito gli cerca un rivale: il direttore d'un centro turistico d'un sobborgo qualsiasi. L'inettitudine paga, però, perché Marty, consigliato dal suo spin-doctor, comincia a vivere dentro un circo mediatico imponente, danze selvagge, bimbi strizzati e manipolazione di serpenti inclusi. Per farlo diventare più incisivo, il consigliori Tim fa vedere al candidato a sorpresa tutti i film di Burt Reynolds, macho quanto basta per virilizzare l'approccio del politico per caso.

Se la critica Usa contesta al film di Roach una certa grossolanità, tra gag scatologiche e allusioni sessuali pesanti, il regista si difende scandendo: «Credo che la commedia sia la risposta corretta da dare ai politici di oggi. Se guardiamo i telegiornali, è spaventoso». Dargli torto è impossibile: la risata sembra la risposta più rivoluzionaria delle masse, come ben sapeva Charlie Chaplin.

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