Franz Xaver von Schönwerth si descriveva così: «Il minatore che porta in superficie i minerali dalla profondità della terra, affinché i fonditori possano estrarne i metalli». Nato nel 1810 a Amberg, architetto mancato, avvocato, segretario personale del principe Massimiliano di Baviera e, infine, ministro delle finanze bavarese quando il suo principale divenne re, col titolo di Massimiliano II, von Schönwerth non si accontentava di essere un serioso funzionario pubblico: fra il 1857 e il 1859 pubblicò, uno per anno, tre volumi dedicati alle leggende, ai costumi e ai proverbi della sua terra, l'Alto Palatinato. Von Schönwerth girava per i paesini, parlava con la gente, i contadini, il popolino che a volte aveva perfino timore di essere preso in giro: ma come, un uomo del re che si interessa alle nostre storielle?
Ebbene sì, von Schönwerth amava la cultura popolare della sua Baviera e ne ha raccolto le fiabe, secondo la tradizione più «pura» e «locale», nel senso che non voleva abbellirle con alcunché di letterario, né voleva edulcorarle. E così parla anche di sterco e caccole e sangue e pipì che provocano allagamenti...Poi, per centocinquanta anni, quelle fiabe - cinquecento storie, raccolte in quarantatré fascicoli conservati in trenta scatoloni - sono rimaste nascoste, belle addormentate negli archivi del municipio di Ratisbona. Fino a che è arrivata Erika Eichenseer a risvegliarle e a riportarle al mondo, nel 2009. Esperta e appassionata di folklore e tradizioni popolari dell'Alto Palatinato, ha anche fondato la Franz Xaver von Schönwerth Gesellschaft, per lo studio del patrimonio immenso lasciato dal segretario del principe. Un uomo coltissimo, ammirato perfino dai fratelli Grimm, tanto che Jacob disse di lui: «Nessuno, in tutta la Germania, ha mai raccolto le testimonianze della tradizione orale in modo così rigoroso e con un orecchio tanto fine». Ora quelle storie sepolte negli scatoloni arrivano anche in Italia, in un volume pubblicato da Bompiani, La principessa Rapa e altre fiabe ritrovate (pagg. 412, euro 16): racconti in cui, come spiega Maria Tatar nell'Introduzione, i protagonisti non sono solo le Cenerentole e i Cappuccetti Rossi e le Rosaspine; ma anche «giovani bellissimi», i quali, come le fanciulle più famose, «vengono abbandonati, subiscono i soprusi e la crudele tirannia di madri e matrigne malvagie, sono costretti a lavorare come servi e condotti nel bosco per essere uccisi su ordine di padri ostili».
«Cenerentoli» che devono dimostrare coraggio e forza e, così, diventano «quegli sterminatori di feroci giganti o di
draghi sputafuoco che sono invece assenti nelle fiabe dei Grimm». Più che bambini, giovani (il vero pubblico di queste fiabe) che dovevano crescere e diventare adulti, in un mondo di serpi e boschi bui, non solo metaforici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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