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La vera storia di Tonya: dalle violenze agli abusi sessuali. Ma spunta il mistero della gamba spezzata

Tonya è il film che racconta la biografia di Tonya Harding, famosissima pattinatrice statunitense che venne accusata di aver fatto spezzare una gamba a un'avversaria per poter vincere un titolo

La vera storia di Tonya: dalle violenze agli abusi sessuali. Ma spunta il mistero della gamba spezzata

Tonya, la pellicola in onda questa sera su Rai 3 alle 21.20, è un film biografico dai colori accesi e i toni a volte leggeri in cui l'attrice Margot Robbie interpreta Tonya Harding, una pattinatrice originaria di Portland che ha lasciato la sua impronta nel mondo della disciplina sportiva, tanto per le sue abilità tecniche quanto per un "incidente" che ha minato per sempre la sua possibilità di far carriera.

Il film di Craig Gillespie è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Toronto, prima di passare anche alla Festa del Cinema di Roma. In entrambi i casi la proiezione di Tonya ha diviso un po' la critica: da una parte chi è rimasto folgorato da questo film fortemente pop e chi invece ha storto il naso davanti la leggerezza con cui si è trattata una vita tanto particolare come quella di Tonya Harding, culminata quando alla sua rivale vennero spezzate le gambe per non avere l'opportunità di competere.

"Kiss and Cry", la vera storia di Tonya Harding

Nel mondo del pattinaggio di figura esiste un'espressione specifica, Kiss and Cry, letteralmente bacia e piangi. Come ricorda il sito della Lucky Red, l'espressione indica quella zona a bordo pista in cui gli atleti, insieme ai loro allenatori, attendono il verdetto dei giudizi e, quindi, la votazione che determina la classifica. Il carattere della vera Harding lo si può intuire proprio dai Kiss and Cry, dal temperamento focoso con cui non riusciva ad accettare i voti che le venivano dati.

Questo perché, come mostra il film Tonya, il basso punteggio non era mai determinato dalle capacità tecniche, ma dall'aspetto estetico. A lungo, infatti, Tonya Harding non ebbe i soldi per potersi permettere i costumi pieni di lustrini richiesti dalle gare. Era sua madre LaVona a realizzarli per lei, nei ritagli di tempo tra un turno e l'altro al lavoro. Questo faceva sì che nonostante la tecnica della pattinatrice fosse eccelsa, l'aspetto sciatto della sua figura veniva sempre punito.

Sul rapporto con la madre si potrebbe facilmente intessere un ritratto di Tonya Harding. Se nella pellicola sua madre viene ritratta come una donna dittatoriale e quasi crudele, alcuni colleghi di Tonya e testimoni dei suoi allenamenti raccontano, secondo Movieplayer, che LaVona era in realtà una madre premurosa e sempre attenta ai bisogni e alla necessità della figlia. Ma è indubbio che Tonya Harding non abbia avuto una vita facile.

Gli abusi sessuali

In Tonya c'è una scena in cui la protagonista si deve scrollare di dosso il fratellastro, soprannominato Creepy Chris (inquietante Chris). Sebbene sembri una scena appena accennata, Tonya subì molestie da parte di Chris Davidson quando aveva appena quindici anni. Come raccontato da Vulture, Chris molestò in modo costante e persecutorio la sorellastra. Gli eventi, poi, raggiunsero il culmine la sera del primo appuntamento che Tonya avrebbe avuto con quello che poi sarebbe diventato il marito, Jeff Gillooly.

Vedendola "tirata a lucido", Chris provò a baciarla, ma la ragazza si tirò indietro, minacciandolo con il ferro dei suoi pattini puntato contro la gola. Dopo la minaccia, la Harding corse di sopra e si chiuse in bagno, ma il fratello la raggiunse e riuscì a buttare giù la porta. Solo per una mera questione di fortuna, Tonya riuscì a sgusciare via dalla sua presa e avere l'occasione di chiamare la polizia che lo arrestò quella stessa notte.

Jeff Gillooly le salva e distrugge la vita

Abbandonata dal padre e costretta a subire le molestie del fratellastro, non sorprende che Tonya approfittò della prima occasione libera per lasciare la casa di Portland in cui era cresciuta e cercare di farsi una vita. È a questo punto della sua storia che entra in scena Jeff Gillooly, quello che sarebbe diventato suo marito. I due, infatti, convolarono a giuste nozze poco tempo dopo essersi conosciute.

Tonya ardeva così tanto dal desiderio di lasciarsi alle spalle le macerie della sua famiglia, che sposò il primo uomo che le dimostrò un po' di affetto. Ma la pattinatrice non poteva sapere che, in realtà, era proverbialmente caduta dalla padella alla brace: nonostante i modi da uomo innamorato, Gillooly si rivelò un uomo possessivo e violento, che aveva l'abitudine di picchiare la moglie.

Nel libro autobiografico The Tonya Tapes, la pattinatrice racconta di come il marito si fosse introdotto nel suo appartamento dopo che si erano separati, obbligandola ad avere una conversazione. La Harding provò a buttarlo fuori, senza tuttavia avere successo. Quello accadde, secondo la pattinatrice, è che l'uomo minacciò di spararle e di uccidersi. A quel punto Tonya decise di uscire di casa: Gillooly, sempre secondo la versione della Harding riportata da Vulture, sparò nella sua direzione. Il proiettile colpì l'asfalto che si ruppe in una serie di frammenti, molti dei quali colpirono la donna in faccia.

Tonya Harding e l'aggressione di Nancy Kerrigan

Il 6 gennaio 1994, durante una sessione di allenamento per le qualificazioni ai campionati nazionali, la pattinatrice Nancy Kerrigan, che era in lizza per la vittoria, venne colpita all'improvviso da uno sconosciuto che le spezzò una gamba colpendola ripetutamente con una sbarra sul ginocchio destro, mettendola fuori gioco. Naturalmente la ragazza non poté partecipare alla gara, che venne vinta proprio da Tonya Harding.

La donna, però, non poté festeggiare a lungo il suo primato e la vittoria. Venne immediatamente accusata di aver assoldato, insieme a Jeff Gillooly, un uomo affinché impedisse a Kerrigan di concorrere per il titolo. Il processo a cui la Harding venne sottoposta minò la sua reputazione, la sua credibilità e, soprattutto, la costrinse ad abbandonare il pattinaggio per sempre. Sebbene lei abbia sempre negato di aver avuto un ruolo nell'aggressione, i sospetti intorno a lei non sono mai spariti.

La vicenda di Tonya Harding negli Stati Uniti è così nota che nel 2007, durante la campagna per la presidenza, Barack Obama usò la frase: "Fare un Tonya Harding". Il senso della frase era, per citare Lucky Red, "segare le gambe all'avversario".

Intervistata riguardo al fatto, Tonya Harding dimostrò di non aver apprezzato affatto la battuta e di averla trovata fuori luogo e mise in dubbio le priorità di quello che poi sarebbe diventato il presidente degli Stati Uniti d'America. Ma alla fine, con un cinismo e un pragmatismo che fecero sorridere l'intervistatore, Tonya Harding concluse: "Tutta la pubblicità è comunque buona pubblicità".

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