Nostro inviato a Madrid
Il destino di tante persone lontane passa per un bambino autistico che comunica solo con i numeri e non si lascia toccare da nessuno. Jack è orfano di madre, morta nella tragedia dell’11 settembre, e ora vive, chiuso nel suo solipsismo, con il padre addolorato e impotente. Per questa storia, Kiefer Sutherland, già consacrato alla popolarità planetaria nei panni del Jack Bauer di 24, ha modificato la sua intenzione di prendersi una lunga vacanza dalla televisione. E ora è qui, a Madrid, per incontrare la stampa europea per il lancio di Touch, la nuova serie in 13 episodi creata da Tim Kring (Heroes, Crossing Jordan) e girata da Francis Lawrence (Io sono leggenda) che esordirà in contemporanea in 64 Paesi il 20 marzo prossimo (in Italia alle 21.50 su Fox, canale 111 di Sky) dopo che l’anteprima mondiale trasmessa a fine gennaio in America ha registrato oltre 12 milioni di spettatori. Mister Kieferland, crede si potrà replicare il successo di 24? «Probabilmente no. Però credo molto in questa serie che mi ha molto coinvolto». Di Touch, infatti, Sutherland è anche produttore esecutivo. «Sono stato io a chiederlo. In quel periodo stavo benissimo. Alternavo cinema e teatro. Avevo recitato in Melacholia di Lars von Trier e in un film con Mira Nair che uscirà prossimamente. Avevo lavorato a Broadway. Quando mi è arrivato il copione l’ho letto per la stima che nutrivo nei confronti degli autori. E mi sono commosso nel ritrovare un padre come lo sono io. Che però non può abbracciare suo figlio, non riesce a comunicare con lui, non può raccontargli le favole alla sera. Questa storia mi ha emozionato. Così ho accettato la parte e ho chiesto di partecipare alla produzione. Anche perché spero di guadagnare un bel po’ di soldi...». Nella puntata pilota della serie si vede Jack (David Mazouz) carpire il numero di un biglietto della lotteria giocato dal pompiere che aveva tentato di salvare sua madre nel’attentato alle Torri gemelle. Quel biglietto, il cui numero Jack scrive ossessivamente, risulterà vincente e, anche grazie all’intervento del padre, il pompiere riuscirà a sventare l’incidente di un pullman che trasposrta una comitiva di bambini. Anche un kamikaze che rinuncia all’ultimo secondo a farsi esplodere è la conseguenza finale di una catena innescata dalla scrittura del bambino che comunica con le cifre.
In pratica, siamo tutti connessi, vuol dire Touch: anche un gesto molto semplice è denso di conseguenze che possono cambiare le sorti di persone in apparenza molto lontane da noi. «La storia si scrive attraverso azioni quotidiane», osserva Sutherland: «Se non avessi preso quell’ascensore, se non fossi andato a quella festa alla quale non volevo partecipare, non avrei conosciuto mia moglie». Il bambino, oltre a essere autistico, è anche un sensitivo, pre-sente i fatti, li anticipa: ha qualcosa di soprannaturale? «Quando ho iniziato a scrivere la trama avevo in mente un personaggio che faceva da fulcro delle storie», rivela Kring. «Ma solo dopo ho pensato che se questo ruolo fosse stato affidato a un bambino disabile avrebbe avuto una forza ancora maggiore. Se Jack partecipi di un potere soprannaturale o esprima solo la capacità di usare al cento per cento le potenzialità del cervello umano è qualcosa che non dev’essere necessariamente dichiarato: la doppia lettura fa parte dello sviluppo dello show». Superdotato o semi-dio, il bambino custodisce il linguaggio segreto dei destini delle persone. Ma il papà non è il decoder di questo linguaggio. «No, lui è un uomo confuso, ingenuo, quasi travolto da tutto quello che gli è successo», sottolinea Sutherland. «È un personaggio agli antipodi di Jack Bauer. Soffre per una doppia ferita: quella per la morte della moglie e quella per l’impossibilità di comunicare con suo figlio. Un messaggio politico? Piuttosto, un messaggio umano.
Ovvero: se ci si concentrasse di più su ciò che ci unisce agli altri piuttosto che su ciò che ci divide, il mondo andrebbe meglio».Di Touch è già stata annunciata la seconda stagione. Le riprese inizieranno dopo che Sutherland avrà finito di girare il film tratto da 24.
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