Tributo dei grandi a Daniele, chitarrista dall'anima "black"

A Napoli il concerto pieno di star accorse per ricordare il cantante. Una serata tra energia e commozione

Tributo dei grandi a Daniele, chitarrista dall'anima "black"

nostro inviato a Napoli

In effetti c'è stato. Stadio San Paolo, il più grande concerto in memoria di un artista scomparso. Le quattro ore e mezza di omaggio a Pino Daniele attraverso le sue canzoni si riassumono alla perfezione nel titolo dello show: Pino E'. C'era quando Alessandro Siani ha rotto il ghiaccio davanti a 45 mila persone, quando la voce di Massimo Troisi ha riempito l'aria, quando Jovanotti ha iniziato la serie di duetti virtuali cantando Yes I know my way duettando appunto virtualmente con l'autore morto il 4 gennaio del 2015. Brividi. Da quel momento, lo show è stata una sfilata di musica che gli organizzatori Ferdinando Salzano e Maurizio Salvadori di fianco al direttore di Raiuno Angelo Teodoli e il sindaco Luigi De Magistris hanno descritto con una parola non usata a caso: emozione. E in effetti la «pinodanielitudine» di Napoli ieri sera ha avuto i volti e le voci di una cinquantina di artisti. In scena è stata una lunghissima jam session e in tv si è rivelato un raro esempio di spettacolo senza conduttori perché ciascun artista presentava quello dopo («La conduzione interrompe il flusso emotivo» ha detto giustamente Teodoli). E allora, dopo aver spiazzato tutti cantando Putesse essere allero, Jovanotti ha chiamato Biagio Antonacci (Che Dio ti benedica), poi lui ha chiamato Alessandra Amoroso per duettare in Che male c'è. Insieme sono diventati i «presentatori» di Giuliano Sangiorgi ed Emma (Quanno chiove) e via dicendo fin dopo l'una di notte. Il concerto era lo stesso, cambiavano gli artisti senza far abbassare la tensione e lasciando soltanto il tempo alla band (nella quale suonavano anche i grandi compagni di Pino Daniele dai tempi di Nero a metà, ossia James Senese, Tullio De Piscopo e Tony Esposito) di prendere fiato. E i brani erano tutti, ovviamente, concentrati sul repertorio del napoletano che aveva studiato da bluesman e poi è diventato l'Eduardo De Filippo della musica, il testimone di una città difficile da raccontare senza averla dentro (a proposito, oggi escono i quattro cd Le corde dell'anima Studio & Live).

Solo qualcuno, come Francesco De Gregori, ha preso un proprio brano (Generale) ma soltanto perché con quelle note e quei versi Pino Daniele aveva un rapporto particolare. E anche Antonello Venditti ha «sfruttato» Notte prima degli esami per raccontare di quando «Pino scaricava il pianoforte ai miei concerti». Insomma, ciascuno ha portato la propria storia dentro quella di Pino Daniele e quindi dentro Napoli. Ad esempio Claudio Baglioni ha interpretato a modo proprio Alleria ma anche Io dal mare, che è un brano del disco Oltre nel quale i cori e la chitarra sono proprio di Daniele. A scandire il ritmo ci ha pensato il frenetico cambio di protagonisti. A dare la sorpresa c'è stato il loro imprevedibile ritorno in scena. Dopo il duetto con Emma, Giuliano Sangiorgi, sempre emozionante, ha cantato Mal di te. Jovanotti è tornato per una divertente e potentissima A me me piace o blues con Ramazzotti che aveva appena finito O scarrafone. I tre ragazzi del Volo prima hanno duettato virtualmente in O sole mio e I say I'sto cca, poi sono tornati con Mario Biondi in Notte che se ne va. Un elenco di collaborazioni spesso nate negli ultimi tempi, bella quella di Tiromancino e Ornella Vanoni in Anima, emozionante quella di Elisa e Fiorella Mannoia in Quando. Il tutto costruito dagli autori come se fosse un racconto di arte più che di vita, e punteggiato dalle apparizioni di attori o comici legati a Pino Daniele, come Pierfrancesco Favino, Giorgio Panariello, Vincenzo Salemme o Renzo Arbore, che lo incoraggiò molto specialmente a inizio carriera.

Intanto gli spalti del San Paolo già dal tardo pomeriggio sembravano quelli di un concerto di Pino Daniele, caciaroni e divertenti, probailmente riconoscibili anche dal satellite. E che la sua eredità «suoni» ancora nell'aria si capisce ogni volta che inizia un suo brano, anche se ha cambiato pelle come nel caso di Na tazzulella e caffè nella versione rap di Clementino.

O come quando, dopo One day, Biagio Antonacci si è seduto sul palco, senza microfono, e ha accompagnato tutto lo stadio che cantava Napul è fino all'ultimo verso. E Pino E' forse si riassume in quell'ultima, lunghissima e tenera ovazione.

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