Nel 2019 l'Olanda e il mondo celebreranno degnamente l'Anno di Rembrandt, a tre secoli e mezzo dalla morte del grande maestro di Leida, il ritrattista che meglio di tutti seppe incarnare l'Età dell'Oro del suo Paese. E il Rijksmuseum di Amsterdam non poteva dedicargli migliore anteprima della mostra in cui il posto d'onore va a una coppia di ritratti emblematici di un artista che amava «fotografare» il mondo dell'aristocrazia con impareggiabile sintesi fra sentimenti terreni e spirituali. I due dipinti raffiguranti i novelli sposi Marten Soolmans e Oopjen Coppit rappresentano il vero coup de théâtre dell'esposizione intitolata «High Society», che vede esposti trentacinque ritratti a grandezza naturale di nobili e facoltosi personaggi immortalati da maestri della storia dell'arte del calibro di Velázquez, Cranach, Veronese, Sargent, Munch e Manet. E, naturalmente, Rembrandt Harmenszoon van Rijn, la cui irresistibile attrazione per il bel mondo fu la molla che lo condusse alla bancarotta e alla rovina.
A rendere preziosa e significativa la presenza in mostra della coppia di quadri datati 1634, non è soltanto il fatto che sono gli unici due ritratti di Rembrandt in piedi e a figura intera. I due dipinti sono «tornati a casa», appena restaurati, dopo essere rimasti per quasi quattro secoli in mano privata (collezione Rothschild) e rarissimamente esposti in pubblico. Circostanza ancor più inedita, il «dittico» è stato di recente acquistato congiuntamente, alla cifra di 160 milioni di euro, dai governi olandese e francese, con il contributo di Christie's che ha curato il private sale, e oggi appartiene con egual diritto al Rijksmuseum e al Louvre. In futuro, dunque, le opere saranno visibili in entrambi i musei, con l'unica inderogabile condizione di non venire mai separate.
Nello scenario della mostra appena inaugurata, i due sposi di Rembrandt rappresentano una sorta di icona per un'esposizione che mette in luce lo sguardo dei più grandi artisti su un mondo fatto di apparenza, sfarzo e, spesso, falsità. Al punto da risultare anche un interessante spaccato su quattro secoli di moda, con gli aristocratici committenti avvolti da sete, broccati e fantasie cangianti, spesso in posa con cani domestici di evidente pedigree. Non stupisca come, soprattutto nell'Età dell'Oro, il colore dominante degli abiti dell'high society fosse il nero, testimoniato dal look della coppia ritratta da Rembrandt, tanto meticoloso nella rappresentazione delle decorazioni (vedi le sfarzose scarpe dello sposo), quanto impietoso nel rilevare la poca grazia dei lineamenti. Era proprio il nero il colore dei «ricchi», quello su cui i sarti dell'epoca dovevano impegnarsi con maggior perizia onde evitare che le stoffe stingessero precocemente.
Ed è un suggestivo e affascinante defilè quello che accompagna i 35 dipinti provenienti dai musei di tutto il mondo, tra cui spiccano il ritratto di Enrico il Pio, Duca di Sassonia, e Caterina, Contessa di Meclemburgo firmato da Lucas Cranach il Vecchio (1514), la coppia di sposi Iseppo da Porto e Livia da Porto Thiene con i loro figli del Veronese (1555), Don
Pedro de Barberana y Aparregui di Velázquez (1631-33 circa), il ritratto di Jane Fleming di Sir Joshua Reynolds (1778-79), L'artista di Edouard Manet (1875) e ovviamente Marten Soolmans e Oopjen Coppit di Rembrandt (1634).
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