Ci sono molti modi in cui il cinema e la storia di una Nazione si intersecano. Il cinema può raccontare la storia, come ad esempio Noi credevamo di Mario Martone, pellicola del 2010 dedicata al nostro Risorgimento. E ogni volta che un cineasta si confronta col passato sceglie un taglio che ci parla anche del suo presente. I film possono anche essere un ritratto, più o meno fedele, della loro epoca e cristallizzare su celluloide aspetti e fatti che altri media non trasmettono allo storico. Si può capire molto dell'Italia del dopoguerra, ad esempio, guardando i film neorealisti, e molto degli anni Ottanta guardando le pellicole dei Vanzina.
Esistono poi film che fanno la Storia veicolando delle idee che il grande schermo rende accessibili alle masse e rende iconiche. Difficile pensare alla contestazione studentesca di fine anni Sessanta senza film come La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo o Fragole e sangue (1970) di Stuart Hagmann. Questi film più che raccontare semplicemente un'epoca l'hanno ispirata. Tutto quello che abbiamo detto sin qui è il complesso intreccio culturale che lo storico Giovanni De Luna dipana all'interno del suo nuovo saggio appena pubblicato per i tipi di Utet: Cinema Italia. I film che hanno fatto gli italiani (pagg. 332, euro 22, e-book compreso nel prezzo del cartaceo).
Il volume del noto contemporaneista prende in esame moltissime pellicole che attraversano la nostra storia a partire da Cabiria (1914). Per i contemporanei, grazie anche alle incredibili scenografie, realizzate dalla troupe del regista Giovanni Pastrone, e alla partecipazione di D'Annunzio alla sceneggiatura si trattò di una incredibile opportunità di vedere per la prima volta la Storia, anche se stavano più che altro vedendo La Cartagine in fiamme del romanzo di Emilio Salgari che aveva largamente ispirato il film. Tanto che una intellettuale della caratura di Matilde Serao lo definì proprio come «una possente istoria di passione insieme agli avvenimenti più alti della lotta epica fra Roma e Cartagine». De Luna è più attento invece a farci vedere cosa il film rappresentò per gli italiani dell'epoca, come abbia all'interno i germi di una certa Italia che andò dritta e sonnambula dalla guerra di Libia verso la Guerra mondiale.
Questo modello analitico è usato per moltissime altre pellicole e in modo efficace anche se per quanto riguarda gli anni Ottanta non riesce, forse, a sfuggire ad una lettura ideologica. Sembra ridurli, in buona parte, a un'era «corrotta» dalle tv commerciali. Più interessante è anche la presa d'atto di De Luna che al momento il ruolo del cinema è sempre più ridimensionato da altri formati, come le serie televisive.
In effetti sembra che questo genere di narrazione stia prevalendo, ma è presto per trarre conclusioni sul lungo periodo. Al momento vale l'elenco di De Luna con i film che hanno fatto gli italiani. Per le serie che faranno gli italiani di domani si vedrà.
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