Cultura e Spettacoli

Valerio, quando la matematica dà i numeri vincenti

Massimiliano Parente

«L'universo - scrisse Galileo Galilei - è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto». La matematica sembra una cosa fredda, ma se dovessimo comunicare con E.T., l'unica lingua veramente universale sarebbero i numeri. Il nostro stesso DNA segue un codice quaternario (in realtà riducibile a binario), e tutto ciò di tecnologico che usiamo non ci sarebbe senza la matematica. Senza matematica non ci sarebbe la relatività, e tantomeno sarebbe spiegabile la gravità, e neppure la meccanica quantistica. Del mondo non sapremmo niente.

Senza matematica non ci sarebbe neppure il libro di Chiara Valerio Storia umana della matematica (Einaudi, pagg. 166, euro 18), che dà alla matematica dei volti, dei corpi, delle storie. E mi chiarisce finalmente chi sia Chiara Valerio. Mi è sempre rimasta antipatica, per un suo fare saputello, ma al contempo incuriosendomi, questa scrittrice minuta, puntuta, contemplativa, che traduce Virginia Woolf, sforna piccoli libri poetici e meditativi, e non si sa da dove venga, sembra un'aliena.

Ora ho una risposta: viene dalla matematica, ma la trasforma in poesia. Intrecciando le vicende biografia alla sua autobiografia, dà vita a un volume passionale, quasi erotico, un corpo a corpo con nomi importanti che probabilmente non avete mai sentito nominare (almeno io). Partendo imprescindibilmente da Euclide, arriva di colpo a personaggi misteriosi come János Bolyai (e suo padre Farkas) che risolse il problema delle parallele che non si incontrano mai. Sembra che lui (o il padre, le due figure storicamente si confondono) si costruì una bara con delle precise istruzioni da eseguire dopo la sua morte: piantare un melo sulla sua tomba in ricordo di Eva, Paride e Newton.

Da qui la Valerio passa a Dostoesvkij, Kant, Blade Runner, Flatlandia, aneddoti della sua vita e poi di nuovo Nepero, Alan Turing, Norbert Wiener, portandoci perfino sul campo di battaglia della prima guerra mondiale, quando il colonello Federico Baistrocchi chiama un giovane matematico per aiutarlo a colpire la fanteria nemica. Si chiamava Mauro Picone, e senza di lui non saremmo mai usciti vivi dall'altopiano della Bainsizza (quello raccontato da Emilio Lussu). Se di matematica non ci capite niente, alla fine del libro non ci capirete lo stesso niente, ma ne resterete affascinati, come lo sarete della stessa autrice.

Perché la matematica non è un'opinione.

Commenti